
Rexal Ford e la fuga da Villa Doria Pamphilj
Le immagini del sospettato che girava tra i viali del parco romano con la neonata in braccio avevano già insospettito alcuni testimoni. Uno di loro ha riconosciuto l’uomo nella puntata di “Chi l’ha visto?”, andata in onda dopo il duplice ritrovamento. L’uomo indossava gli stessi abiti segnalati nei giorni precedenti al crimine. La madre della bambina, una donna tra i 29 e i 30 anni, era già morta: il suo corpo era nascosto sotto a un cespuglio. La bimba, invece, sarebbe stata uccisa per soffocamento qualche ora più tardi, e poi abbandonata a pochi metri dalla madre.
Nonostante le segnalazioni, la polizia aveva già identificato Ford in tre occasioni tra maggio e giugno. La prima con la compagna e la bambina, poi un secondo intervento per una lite, infine il 5 giugno, quando era solo con la piccola. In quella circostanza aveva tentato di introdursi in un hotel nei pressi di Largo Argentina, spiegando agli agenti: «Mia moglie è partita». Nessun controllo, però, aveva portato all’arresto.
Controlli ripetuti e l’identità incerta della vittima
È in questa zona grigia che si consuma una delle falle più drammatiche della vicenda: l’identità della donna. In due occasioni, al momento dei controlli, la giovane non aveva con sé documenti. Aveva riferito di essere americana, come Ford, ma il nome fornito agli agenti si è rivelato inesistente nelle banche dati statunitensi. L’ipotesi, oggi, è che fosse ucraina o russa, ma anche questa informazione è ancora da verificare.
La donna non aveva mai sporto denuncia, nemmeno in seguito agli episodi di aggressività dell’uomo. In un caso disse ai poliziotti: «Non ho bisogno di aiuto, sto bene». Eppure, dopo ogni controllo, il sistema “scudo” (l’applicazione interforze che traccia i precedenti di violenza domestica) aveva registrato gli eventi. Proprio grazie a una chiamata di un cittadino a “Chi l’ha visto?”, gli inquirenti sono riusciti a mettere insieme i pezzi e a collegare i volti delle telecamere ai nomi nei fascicoli.
La fuga in Grecia e l’arresto di Rexal Ford
La mattina dell’11 giugno, Rexal Ford è ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto di Fiumicino. Ha un biglietto prenotato online, uno zaino, nessun bagaglio aggiuntivo. Si dirige verso la Grecia, come un turista qualunque. Ma con sé porta un cellulare tracciato, la chiave per localizzarlo poi sull’isola di Skiathos, dove viene arrestato il 13 giugno dagli agenti italiani e greci. Non ha opposto resistenza.
Il telefono risulta attivo dai primi di aprile, data che coincide con l’arrivo dell’uomo in Italia. Il 46enne si era presentato come regista in cerca di contatti in studi cinematografici. Negli ultimi due anni aveva vissuto tra Malta e Russia, e ora le autorità stanno verificando se ci sia un certificato di matrimonio tra lui e la vittima. Secondo alcune fonti investigative, Ford ha precedenti negli Stati Uniti per violenza contro le donne, ma la sua presenza in Europa è rimasta sotto traccia fino alla tragedia romana.
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