
L’Appartamento pontificio e la parola chiave del pontificato: discontinuità
Durante le recenti Congregazioni Generali, l’argomento è emerso con forza: “Recuperare la dimora papale tradizionale”, si è detto a più voci. Un ritorno al Palazzo Apostolico, dopo l’interregno di Papa Francesco, che aveva scelto la residenza di Santa Marta, potrebbe segnare una discontinuità importante. I cardinali lo hanno sottolineato in più occasioni: «È tempo di tornare a ciò che la storia ci ha consegnato». Ora Papa Leone XIV, al secolo Prevost, si trova di fronte a una scelta che va ben oltre l’indirizzo: è una questione di visione ecclesiale. Già da oggi, si mormora, il nuovo pontefice potrebbe fare il trasloco. E l’immagine del ritorno nella Terza Loggia suona come un segnale chiaro, carico di significati ecclesiologici e simbolici.

Appartamento pontificio: un simbolo decadente da restaurare
La residenza papale, conosciuta semplicemente come l’Appartamento, è rimasta vuota da quando Benedetto XVI l’abbandonò. E in dodici anni l’abbandono ha lasciato il segno: infiltrazioni, umidità, travertini pericolanti. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, i tecnici avevano più volte segnalato il deterioramento a Segreteria di Stato e Governatorato, ma nessun intervento strutturale è mai stato avviato.
Persino il cornicione di Clemente VIII Aldrobrandini si sta staccando sopra le finestre della cucina, tanto che a marzo si è dovuto ricorrere a reti di protezione per evitare incidenti. Lo stesso è avvenuto nella Sala Regia, dove per tamponare la caduta di stucchi si è preferita una rete a un vero restauro. Un degrado che, con sarcasmo, qualcuno ha definito “lo specchio della Chiesa attuale”.
Appartamento pontificio: la vista che fa la differenza
Eppure, al di là dell’incuria, l’Appartamento pontificio resta un luogo unico. Papa Francesco lo aveva definito “troppo grande, troppo isolato” e aveva confessato che vivere lì lo avrebbe fatto sentire in prigione. Preferì Santa Marta, “per motivi psichiatrici”, come lui stesso disse. Ignorando persino il consiglio dei cardinali: «Santità, non lo faccia».
Leone XIV, invece, sembra già orientato verso il ritorno alle stanze che furono abitate fino a Pio XII, che proprio lì volle stabilirsi definitivamente. L’attuale Appartamento, pur non essendo sontuoso, offre una vista mozzafiato, una cappella privata, e tutto ciò che occorre per un pontificato non isolato ma radicato nella storia.
La sera dell’elezione, Prevost è tornato a casa in Volkswagen scura targata SCV1, evitando la mitica 500 bianca del predecessore. Ad attenderlo, un gruppo di religiosi e una ragazzina con la Bibbia. Lui, ridendo, ha detto: «Devo imparare a firmare con la nuova firma». Un dettaglio? Forse. Ma nella Chiesa, i dettagli parlano forte.
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