
L’Olimpia Milano si avvicina al capolinea di una stagione di Eurolega che, per l’ennesima volta, sembra destinata a non portare la squadra oltre il limite della regular season. La sconfitta contro il Barcellona ha fatto calare il sipario sulla possibilità di vedere la squadra meneghina tra le migliori otto d’Europa. Un altro anno, un altro sogno infranto. Ma cosa è andato storto? E come mai, nonostante il talento di Mirotic e LeDay, la squadra non è riuscita a compiere il salto di qualità necessario?
EUROLEGA 🇪🇺 – Dopo il successo a Belgrado contro la Stella Rossa l'Olimpia Milano ha avuto un crollo di approccio alle partite, gli inizi drammatici delle ultime 3 😖
— Basketball-Evolution (@bball_evo) March 28, 2025
• @ PAR: 0-12 dopo 4'
• @ RMD: 9-24 dopo 7'40"
• Vs BAR: 0-7 dopo 64" con timeout Messina pic.twitter.com/Ak7Z98cZOD
La fotografia più potente della serata di ieri arriva al minuto 33, quando il Forum di Assago, di fronte alla difficoltà di vedere la squadra reagire, si svuota lentamente. Milano, che doveva cercare di riprendersi dal -11 a inizio ultimo quarto, si ritrova sotto di ben 20 punti al 65-85. Un segnale inequivocabile: l’Olimpia ha finito le energie. E non parliamo solo di fatica fisica, ma anche di una crisi mentale che si è ripetuta nelle partite decisive della stagione.
Contro il Real Madrid, a Parigi e ora contro i catalani, il comune denominatore è sempre lo stesso: l’approccio alla partita. La squadra di Messina ha mostrato una fragilità che non è mai riuscita a superare. Un atteggiamento poco reattivo, con partite iniziate in modo disastroso, a dimostrazione di una mancanza di personalità , della capacità di “entrare” nella partita al momento giusto.
Un altro campanello d’allarme è arrivato dalla gestione degli esterni. Punter, Brizuela e Sarr sono stati gli incubi della difesa milanese. Il pacchetto di giocatori perimetrali non ha mai avuto la capacità di fermare la produzione offensiva degli avversari. E se la difesa non funziona, l’attacco diventa inefficace, nonostante i tentativi di sostituire alcuni degli esterni con innesti come Mannion.

La stagione di Eurolega è lo specchio di scelte sbagliate fatte in estate. Le problematiche sui playmaker, in particolare sulla coppia Dimitrijevic-Bolmaro, sono diventate certezze dolorose. L’arrivo di Mannion, pur migliorando le cose, non ha risolto le lacune evidenti: il giovane statunitense ha talento, ma non ha ancora l’esperienza e la leadership per essere il protagonista di una squadra chiamata a grandi traguardi.
Il resto degli esterni, purtroppo, non ha brillato: con una media di 7.7 punti a partita a testa, il quartetto Mannion-Dimitrijevic-Bolmaro-Brooks non ha mostrato la necessaria qualità e continuità . Le scelte nel settore lunghi, influenzate dalle difficoltà fisiche di Josh Nebo, hanno fatto il resto. McCormack e Gillespie sono arrivati in un momento di emergenza, ma la squadra ha avuto poco tempo per adattarsi ai nuovi arrivi.
Olimpia Milano e Virtus Bologna, campanelli d’allarme per il nostro basket
Milano ha potuto contare su un Mirotic che, da solo, è riuscito a tenere alta la bandiera della squadra. La connessione con Zach LeDay ha fatto la differenza, e la squadra è riuscita a raccogliere vittorie importanti. Ma la speranza di costruire una squadra solida su questi due ha avuto il suo prezzo: l’affaticamento fisico e mentale è emerso nel momento decisivo, togliendo a Milano l’arma migliore, proprio quando sarebbe servita di più.
Non è solo Milano a uscire malconcia dalla stagione di Eurolega. Anche la Virtus Bologna ha deluso, mettendo in evidenza una mancanza di solidità europea per il nostro basket. Entrambe le squadre italiane hanno dimostrato che il gap con le top europee è ancora troppo ampio. E sebbene Milano e Virtus abbiano entrambi investito in talenti di spicco, la gestione tattica, le scelte di roster e l’approccio alle partite sono ancora lontani dagli standard delle contendenti.
Questo Euroleague-flop non deve essere visto solo come una sconfitta per due grandi club, ma come un campanello d’allarme per il futuro del basket italiano. Il nostro basket ha bisogno di un salto di qualità sia nelle scelte tecniche, sia nella capacità di gestire la pressione europea. Solo così potremo ambire a competere con le formazioni più forti del continente.
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