La denuncia di Alessandra
“Mi hanno rubato oltre 3.800 euro con quattro prelievi nel giro di 28 minuti e non mi rassegno, la mia battaglia non è solo per me, ma per chiunque dovesse trovarsi nella stessa situazione. Sono tornata sul posto e ho fatto una fotografia: li vedete come sono vicini i due bancomat? Pochi centimetri. Ora, per il rimborso, che mi pare più che doveroso, se la vedranno gli avvocati…”, racconta la vittima, che aggiunge dettagli sul criminale: “Quel tipo era a fianco a me, quasi a spalla a spalla… Mi sembrava un normale cliente, indaffarato attorno alla sua operazione…» Segni particolari: “Sulla quarantina, un berretto in testa, giubbotto scuro, mi pare. Non mi sono soffermata, come potevo immaginare? Nel digitare il codice Pin, tra l’altro, sono stata attenta a coprirmi con l’altra mano, ma non è bastato, deve aver sbirciato… “Quei soldi mi spettano fino all’ultimo centesimo, attendo il rimborso dei 3.800 euro” (continua dopo la foto)
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Mancano i divisori
Una volta che il ladro ha memorizzato i pin è stato davvero abile a rubare il portafogli ad Alessandra che non si è accorta di nulla. Dopo un primo prelievo, si è divertito a scommettendo sulle partite di calcio in due sale-giochi poco distanti. Alessandra nel frattempo si è anche diretta presso il centro scommesse per captare qualche informazione importante. “Ho parlato con gli impiegati delle due agenzie – dice – scoprendo che la partita sulla quale hanno scommesso non è del nostro campionato ma di quello belga, si trattava di Gent- Mechelen… Una puntata secca, ma gli andò male, hanno perso!»
Ma chi è il vero responsabile del danno? Chi risarcirà Alessandro? L’avvocato della 51enne, Umberto Prete, nel ricorso all’Arbitro bancario esclude infatti che l’accaduto configuri una «incauta custodia» e insiste sulla collocazione degli apparecchi. “Gli sportelli Atm sono ravvicinati e privi di elementi divisori. In particolare, si evidenzia la mancata adozione di accorgimenti diretti a evitare che i clienti siano troppo vicini tra loro durante il prelievo“, che poi aggiunge: “La questione è nota alla Unicredit di Via Fauglia, in quanto la direttrice ha fatto presente alla signora Di Stefano che gli sportelli sarebbero stati cambiati o si sarebbe provveduto ad inserire tra uno e l’altro degli elementi divisori. Si fa presente che l’associazione di categoria Abi ha previsto, nel Codice di comportamento del settore bancario, che l’istituto di credito deve impegnarsi a “curare le condizioni di accessibilità alle strutture fisiche e la riservatezza nello svolgimento delle operazioni“