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MotoGP, l’ex pilota durissimo con Ducati: “Così rovineranno Bagnaia”

MotoGP, scoppia un caso nel paddock MotoGP. Alex Barros, ex protagonista del Motomondiale, ha espresso giudizi durissimi sulla gestione interna della Ducati, puntando il dito contro la dirigenza di Borgo Panigale e definendo “a rischio” la posizione emotiva e sportiva di Pecco Bagnaia, due volte campione del mondo sempre più in difficoltà nella stagione dominata da Marc Márquez.

Intervistato da PecinoGP, Barros non fa sconti: “La Ducati non è cambiata, perché le persone dentro sono sempre le stesse, la regia è quella di Claudio Domenicali. Io non mi fido: hanno già bruciato tanti piloti in questi vent’anni”. Il brasiliano ritiene che il nodo sia strutturale: “Finché non cambiano metodo e uomini al comando, i risultati saranno questi. Non è colpa del marchio, ma di chi guida il progetto”.

Barros si dice preoccupato per la situazione di Bagnaia: “È un top rider, dello stesso livello di Jorge Martin. Ma uno così va aiutato: se lo lasci da solo, continuerà a scivolare indietro e alla fine vorrà andarsene. Si vede che è isolato, triste. Tutti festeggiano chi vince, lui sembra abbandonato”.

Un allarme forte, legato anche all’arrivo di Márquez nel team ufficiale Ducati: “Marc sa sfruttare certe situazioni, non lo fa con cattiveria, ma è parte della pressione. Lo faceva anche Valentino Rossi”. Secondo Barros, la Ducati rischia di compromettere il rapporto con il suo campione proprio nel momento in cui la GP24 mostra un enorme potenziale.

“La GP24 è una gran moto: Dall’Igna è molto coinvolto, è la sua creatura e i risultati si vedono. Diverso il discorso sulla GP25: ha caratteristiche che forse solo Márquez può sfruttare, come accadde con Stoner nel 2007”.

L’ex pilota conclude con un avvertimento: “Bagnaia va supportato, non puoi lasciarlo gestirsi da solo in una tempesta così. Se la moto non cambia e lui continua ad arretrare, il finale è scritto: se ne andrà”. Una critica senza freni al modello Ducati, che riporta alla luce antiche ombre: grandi moto, grandi campioni, ma una gestione interna che, secondo Barros, “non ha ancora imparato a proteggere i propri talenti”.

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