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“La morte di mio figlio, la mia vita devastata”. Il dramma del campione di Serie A: parole strazianti

Dal Parma alla Roma: una scelta professionale discussa

Il trasferimento al Parma segnò una nuova fase, seguita poi dall’arrivo alla Roma su richiesta di Fabio Capello. «Mi avvicinò prima di una partita e mi propose di trasferirmi. Accettai subito», ha spiegato Fuser. Il passaggio alla squadra giallorossa provocò reazioni contrastanti tra i tifosi laziali, ma Fuser sottolineò la natura professionale delle sue scelte: «Per noi calciatori è un lavoro». Durante il periodo romano, la famiglia Fuser dovette affrontare la grave malattia del figlio Matteo. «Scappavo dagli allenamenti per correre in ospedale. Abbiamo lottato tanto, ma ci sono situazioni in cui nessuno può farci niente», ha dichiarato Fuser, mettendo in luce la difficoltà di conciliare la carriera sportiva con le gravi problematiche familiari.

Il ricordo di Matteo e la forza nel quotidiano

Nonostante siano trascorsi quattordici anni dalla scomparsa di Matteo, il dolore rimane vivo. «Nulla è stato più come prima. La sua forza ci accompagna ogni giorno», ha affermato Fuser, evidenziando la profondità della ferita lasciata dalla perdita e il legame indissolubile con il figlio. Tra i rimpianti professionali di Diego Fuser figura la mancata convocazione all’Europeo del 2000, nonostante avesse preso parte a tutte le qualificazioni. «Zoff decise di non portarmi, è una ferita che resta aperta», ha ammesso l’ex calciatore. Oggi, Fuser vive il calcio con una prospettiva diversa, maturata attraverso esperienze personali intense e dolorose. La sua vicenda rappresenta la storia di un atleta che ha saputo affrontare le difficoltà della vita con la stessa determinazione mostrata sui campi di gioco.