Un grave sospetto riapre il caso
“Le indagini sono state chiuse sulla base di un rapporto dei carabinieri nel quale si dichiara che la pista era dotata di protezioni: tuttavia, da fotografie scattate dall’alto immediatamente dopo l’incidente, è facilmente riscontrabile che, nel luogo in cui la sciatrice si trovava adagiata nel dirupo a seguito della caduta, mancavano reti di protezione a dividere la pista di allenamento dal fuori pista non battuto”, scrive Carbone nella sua richiesta.
E ancora: “Va segnalato che tra le porte più esterne e il bordo pista la distanza era minima e che le condizioni di sicurezza erano del tutto inadeguate per l’allenamento degli atleti. Perché la Procura non ha condotto alcun accertamento in merito a responsabilità legate alla posizione e alle caratteristiche del tracciato sul quale gli atleti si stavano allenando? Inoltre, sul corpo della ragazza non è stata eseguita I’autopsia, per indagare su quali siano state le cause del decesso e non è stato accertato se Matilde sia morta a causa della caduta sulla pista, oppure per la caduta dopo il conseguente volo fuori pista”. Infine il consigliere del Csm segnala che “la pista non è stata chiusa e posta sotto sequestro, al fine di espletare le indagini del caso e per la messa in sicurezza, ma è stata lasciata aperta e fruibile agli sciatori, col pericolo che potessero verificarsi altri incidenti“. (continua dopo la foto)
In Val Senales, lo ricordiamo, gli allenamenti delle nazionali sono proseguiti nelle settimane successive alla tragedia di Matilde. Dalla Procura, intanto, hanno fatto sapere che nessun aspetto della sicurezza è stato trascurato. Ora il Comitato di presidenza del Csm potrà trasmettere la pratica al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione, i due soggetti che per legge possono aprire un’indagine disciplinare nei confronti dei magistrati.
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