x

x

Vai al contenuto

L’Italia “operaia” di Gattuso: come giocherebbe e i nomi da valorizzare

Italia, Gennaro Gattuso sempre più vicino alla panchina azzurra, dopo l’esonero di Luciano Spalletti e il “no” di Claudio Ranieri. La FIGC sembra intenzionata a ripartire dall’ex campione del mondo del 2006. Una decisione che segnerebbe un cambio netto di approccio: meno estetica, più grinta, rigore e idee pratiche. Ma come giocherebbe l’Italia targata Gattuso?

Guardando al passato recente del tecnico, come sottolineato da una bella analisi apparsa su 90min.com, emerge con chiarezza la preferenza per la difesa a quattro. I moduli prediletti dall’allenatore sono il 4-2-3-1 e, in alternativa, il 4-3-3, sempre con un centrocampo muscolare e un trequartista tecnico.

Elemento cardine del gioco di Gattuso è la presenza di un centrocampista fisico con compiti di interdizione. Non a caso, ha fatto largo uso di Bakayoko a Milano e Napoli, di Kondogbia a Marsiglia, affiancandoli a profili più tecnici come Fabian Ruiz o Veretout. (continua dopo la foto)

La trequarti, invece, è spesso occupata da giocatori capaci di stare tra le linee, meno esplosivi ma molto dotati dal punto di vista tecnico: Zielinski e Paquetà sono stati valorizzati proprio in quella zona. La parentesi difesa a tre, vista a Marsiglia e a Spalato, sembra per ora destinata al congelatore, anche per via dei risultati negativi della Nazionale nel recente passato col 3-5-2.

Il ritorno a un sistema con esterni offensivi potrebbe rimettere in gioco nomi che Spalletti aveva lasciato ai margini. È il caso di Riccardo Orsolini e Mattia Zaccagni, ideali per i compiti di ampiezza e dribbling nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1. Non va escluso neanche il ritorno di Federico Chiesa, se le sue condizioni fisiche lo permetteranno.

Al centro della trequarti potrebbe esserci spazio per Raspadori, che Gattuso ha già dimostrato di apprezzare. In alternativa, Lorenzo Pellegrini e Frattesi rappresentano soluzioni valide, con quest’ultimo più adatto agli inserimenti senza palla. Anche Barella potrebbe occasionalmente essere alzato per dare intensità e pressing alto. Tra i giovani, attenzione a Fabbian, che potrebbe trovare spazio e fiducia in un centrocampo a tre di sostanza.

Calafiori, Kean e Retegui sono forse gli incastri più delicati. Se ogni rivoluzione ha un prezzo, a essere coinvolto sarà proprio il difensore ora in forza all’Arsenal, esploso come braccetto sinistro, che sarà probabilmente riadattato a terzino, trovandosi in concorrenza con Federico Dimarco e Destiny Udogie.

Ma il vero nodo potrebbe riguardare l’attacco. Sia Moise Kean che Retegui danno il meglio affiancati da un secondo attaccante. Un ritorno alla punta unica rischia di isolarli, con tutte le difficoltà realizzative che l’Italia ha già conosciuto. Gattuso dovrà scegliere se modificare il modulo per valorizzarli o puntare su centravanti più abituati a reggere da soli il peso dell’attacco.

L’Italia che sta per nascere avrà sicuramente un’impronta mentale prima che tecnica. Meno bella, forse, ma più compatta, aggressiva, capace di soffrire. Una Nazionale operaia, funzionale. E se la storia insegna qualcosa, è proprio nei momenti di crisi che l’Italia sa sorprendere. Gattuso, con la sua foga e la sua coerenza, potrebbe essere l’uomo giusto per riuscirci.

Leggi anche: