Gioca bene, sfiora anche il vantaggio, ma alla fine perde. L’Inter si butta via un’altra volta dopo una prestazione positiva, ma a questo punto non può più essere un caso. Se giochi 6 partite contro avversari di rango e ne perdi 5, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Nella rosa, nell’attenzione che serve nei momenti decisivi, nella costruzione di una squadra che non è né carne né pesce.
Zielinski: “Ne usciremo perché siamo una grande squadra. Ora recuperiamo energie e…”https://t.co/NQRtiIu5V2
— Fcinter1908 (@fcin1908it) November 26, 2025
Prima di addentrarci nell’analisi della partita, una considerazione inevitabile: i nerazzurri giocano un buon calcio, ma è un calcio rischioso e dispendioso. E probabilmente è l’unico che possono fare. A questa squadra mancano veri marcatori in difesa (l’unico è Acerbi), manca un mediano fisico capace di spezzare il gioco quando serve, manca qualcuno che salti l’uomo e, vista la crisi di Lautaro, manca anche un goleador di razza, di quelli che la mettono dentro con regolarità.
Il risultato è quello che si è visto nel derby e poi a Madrid. Una squadra a tratti dominante, ma che con avversari di livello segna poco e con fatica. E che si espone a contropiede sanguinosi come quello che all’11’ del primo tempo ha portato al gol di Alvarez: Calha perde un pallone a centrocampo, ma il punto è che ogni tanto può capitare. Invece, con questa Inter ogni volta che capita sono occasioni enormi per gli avversari. E spesso arriva il gol. (continua dopo la foto)

Vero, nel derby l’errore di Sommer e il rigore sbagliato da Calhanoglu hanno pesato enormemente. Ma se va sempre allo stesso modo, anziché appellarsi alla sfortuna sarà il caso che la società corra ai ripari e al mercato di Gennaio corregga almeno due degli errori commessi quest’estate. Altrimenti il rischio è che la musica resti la stessa fino a fine stagione.
Chivu aveva sorpreso tutti rimodellando la formazione: Bonny vicino a Lautaro, Carlos Augusto di nuovo a destra a piede invertito, Akanji centrale e Bisseck spostato sul centrodestra. Dall’altra parte, Simeone ha schierato il figio Giuliano alto sulla fascia, con un 4-2-3-1 guidato da Julian Alvarez e con Griezmann inizialmente in panchina.
L’inizio dei nerazzurri è stato autorevole: pressione alta, possesso pulito, una punizione di Dimarco che ha costretto Musso a una blla parata e due conclusioni di Lautaro. Poi, come spesso accade, alla prima ripartenza concessa, dopo una palla persa da Calhanoglu, Giuliano Simeone scappa via, Carlos Augusto rinvia male colpendo Baena, il pallone arriva ad Alvarez che mette in rete. L’arbitro inizialmente annulla per un tocco di mano, ma il Var gli fa cambiare decisione.
Il vantaggio spagnolo ha messo a nudo i limiti nerazzurri: appena perdi palla, rischi l’osso del collo. Con la difesa che sbanda e Carlos Augusto fuori ruolo a destra, la squadra si schiaccia, concede un’altra chance a Gimenez e fatica a tamonare. Il gioco si sviluppa quasi tutto sul lato Bastoni-Dimarco-Zielinski, mentre a destra c’è il deserto.
A inizio ripresa, dopo un lancio splendido di Bastoni, Barella sfiora il pareggio con una giocata meravigliosa, ma coglie la traversa: è il terzo legno in quattro giorni. Il pareggio arriva dal centrosinistra, il punto debole dell’Atletico. Prima Dimarco spreca un’occasione enorme lanciato da Lautaro, poi Zielinski trova un pareggio più che meritato chiudendo il triangolo perfetto con Bonny. (continua dopo la foto)

Chivu richiama Bonny e inserisce Thuram, mentre poco dopo Lautaro (che esce infuriato con il tecnico) lascia spazio a Pio Esposito. Dentro anche Frattesi (molto negativo il suo ingresso) per Calhanoglu: cambi che stavolta non convincono. L’Atletico cresce con gli ingressi di Griezmann e del gigante Sorloth.
L’inter spreca un paio di ripartenze e, nonostante regga senza troppi affanni, aleggia la paura. E al 93’, sull’ultimo calcio d’angolo, un errore imperdonabile della difesa permette a Gimenez di schiacciare di testa indisturbato il pallone che regala a Simeone una vittoria pesantissima. Per l’Inter resta solo la fotografia finale: una squadra che ha qualità e orgoglio, ma che oggi vive prigioniera dei suoi errori.
E che ora, visto il calendario, i nerazzurri rischiano addirittura di non accedere ai playoff per gli ottavi o di entrarci per il rotto della cuffia. Se vi sembra una previsione troppo negativa, guardate i risultati degli scontri diretti giocati sonora. O Chivu trova una soluzione, o il trittico Arsenal, Liverpool e Dortmnud rischia di far venire gli incubi ai tifosi.
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