Juventus e Milan si confrontano anche sul mercato, e l’approccio dei due club è sintetizzato dalle diverse visioni e dal diverso approccio del Ds rossonero Igli Tare e da quello, più improntato alla tecnologia, del Direttore Generale bianconero Damien Comollli.
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Nel dibattito sempre più acceso tra algoritmi e occhio umano, le posizioni di Damien Comolli e Igli Tare sembrano agli antipodi. Il primo, oggi all’apice del progetto Juve, ha ribadito al Hudl Performance Insights 2025 di Londra che i dati sono la bussola di ogni fase della vita di un club. (continua dopo la foto)

Il secondo, ds del Milan, ha spiegato che le statistiche “possono dare una mano”, ma restano sullo sfondo rispetto alle dinamiche di un gruppo. In realtà, al momento decisivo, quello che porta a comprare un giocatore, i due approcci finiscono per assomigliarsi più di quanto sembri. Le differenze stanno nel percorso, non nella destinazione finale.
Tare è diretto: la personalità va letta guardando il calciatore negli occhi. Un concetto che il dirigente ribadisce spesso, convinto che la risposta emotiva a un errore o alla pressione definisca il valore reale di un professionista.
Comolli arriva allo stesso punto passando però da un’altra strada. Nel suo metodo, i dati scremano, il video conferma, ma la scelta finale è umanissima. Al Tolosa, il capo del reclutamento trascorreva 3-5 giorni con ogni obiettivo: cene, ristoranti preferiti, incontri con la famiglia. L’obiettivo era capire se il giocatore potesse integrarsi con la cultura del club, ben oltre i numeri.
E anche l’aspetto emotivo diventa cruciale. Il dirigente bianconero racconta che una delle prime domande ai candidati è: “Qual è stata l’ultima partita che hai visto?”. Se non c’è una risposta precisa, scatta il primo allarme: senza passione, nessun algoritmo può salvarti. (continua dopo la foto)

Tare lo dice senza giri di parole: per reggere club come Milan o Juve serve sapersi rialzare, accettare la pressione e trasformarla in carburante. Comolli, sullo stesso tema, ha citato Jannik Sinner, osservato da vicino a Torino: per giocare a quel livello serve una combinazione di concentrazione estrema e totale rilassatezza, qualità che lui paragona ai migliori centravanti quando si trovano a tu per tu con il portiere.
È tecnica, certo, ma è soprattutto testa. Due modi di pensare diversi, due punti di partenza opposti. Ma nel momento in cui bisogna firmare un contratto, Comolli e Tare guardano la stessa cosa: l’uomo dietro al giocatore.
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