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Jannik Sinner, la mitica campionessa durissima sul caso doping: “Il sistema è marcio”

Jannik Sinner, la leggenda del tennis mondiale Martina Navratilova ha preso una posizione netta sul caso Clostebol sollevando dubbi sulla trasparenza e l’efficacia del sistema antidoping attuale. Durante un’intervista a TC Live, Navratilova ha commentato la situazione del tennista italiano coinvolto in un processo che si svolgerà ad Aprile presso il Tas di Losanna.

Le sue parole sono state taglienti: “L’intero sistema è marcio e va cambiato, bisogna ricominciare da capo”. Secondo la tennista, il sistema antidoping attuale è incapace di distinguere tra atleti che violano intenzionalmente le regole e coloro che potrebbero essere vittime di errori o assunzioni accidentali.

Riferendosi al caso Sinner, ha aggiunto: “Sono riusciti a gettare ombre sui numeri uno del mondo” (riferendosi anche al caso che ha coinvolto la tennista polacca Iga Swiatek). Navratilova ha criticato apertamente l’appello della Wada contro l’assoluzione iniziale di Sinner, evidenziando quanto l’intera vicenda sia ingiusta.

Jannik Sinner, Navratilova dura contro la Wada

“Le persone sono innocenti fino a prova contraria, e Sinner pensava che fosse tutto finito con la prima assoluzione. Ma la Wada ha fatto appello. Perché? Io non lo capisco”. L’ex campionessa ha sottolineato come sostanze come il Clostebol possano essere assunte involontariamente, ad esempio tramite creme per la pelle, e ha criticato la rigidità del sistema.

“Stiamo cercando di fermare chi vuole imbrogliare, non chi ha avuto un po’ di crema sul proprio corpo oppure chi ha preso per lungo tempo pillole per dormire, che ora da un giorno all’altro vengono considerate dopanti”. Navratilova ha concluso con un appello deciso per una riforma del sistema antidoping, chiedendo maggiore chiarezza e giustizia.

“Bisogna fare luce su queste situazioni perché abbiamo bisogno di un sistema decisamente migliore di quello che abbiamo ora”. La posizione della leggenda del tennis aggiunge ulteriore peso al dibattito, sollevando interrogativi sul futuro del sistema antidoping e sulla gestione dei casi controversi come quello di Jannik Sinner.

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