Jannik Sinner e Matteo Berrettini, “gemelli diversi”. In un’intervista rilasciata a Chi, Filippo Volandri, capitano della squadra italiana di Coppa Davis, ha parlato delle differenze nel suo approccio alla gestione dei giocatori, in particolare i due campioni che ci hanno guidato alla seconda vittoria consecutiva in Coppa Davis.
Sinner è stato accanto a Berrettini nel periodo più difficile della sua carriera.
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) November 21, 2024
Matteo è stato al fianco di Jannik negli ultimi mesi.
Sempre a Malaga, un anno fa, Jannik diceva a Matteo: ‘la vinceremo insieme’.
Grati per tutto questo, avanti Azzurri 💙#DavisCup pic.twitter.com/cdeUoRafXK
Le dichiarazioni del capitano sono arrivate a seguito del trionfo dell’Italia a Malaga, dove la squadra azzurra ha riconfermato il successo dell’anno scorso dopo un percorso quasi perfetto che ha entusiasmato i tifosi italiani. La vittoria è stata talmente netta da sembrare quasi scontata, ma questo è il frutto del lavoro di una squadra affiatata, che vede nelle sue file anche Lorenzo Musetti, e della gestione esperta di Volandri.
L’approccio del capitano si è rivelato decisivo. La gestione del gruppo ha giocato un ruolo fondamentale nel successo in Davis. Avere in squadra giocatori di primissimo piano come Sinner e Berrettini potrebbe sembrare un vantaggio, ma saperli gestire è una delle sfide più grandi per un capitano.
Volandri ha spiegato che la comunicazione con ogni giocatore varia a seconda delle necessità individuali. La sua capacità di adattarsi alle esigenze di ciascun membro della squadra è una delle ragioni per cui la gestione del gruppo è stata così efficace. Nel suo racconto, Volandri ha spiegato anche le differenze tra i suoi giocatori.
Jannik Sinner e Matteo Berrettini, “perché sono diversi”
“Strutturare il tutto non è stato complicato perché abbiamo creato e costruito noi questa organizzazione”, ha affermato il capitano. “Avere a che fare con il numero uno è tutta un’altra storia. Per ogni giocatore della squadra utilizzo una comunicazione differente“.
Queste parole riflettono l’approccio personalizzato che Volandri adotta per ogni atleta, riconoscendo che le esigenze emotive e psicologiche di Sinner, Berrettini e Musetti sono diverse. Se Sinner, per esempio, richiede una gestione più metodica e precisa, Berrettini necessita di un supporto più motivazionale. Insomma, Jannik con il suo ordine si gestisce da sé e va assecondato, mentre Matteo è più emotivo e va supportato in modo intelligente.
Ogni giocatore ha il proprio stile, e il compito del capitano è adattarsi a queste differenze per ottenere il massimo dalla squadra. Il successo della squadra azzurra in Coppa Davis non è stato solo il risultato del talento dei giocatori, ma anche della capacità di Volandri di capire e rispondere alle esigenze di ciascuno.
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