L’Inter viaggia a soli tre punti dalla vetta del campionato, ma i conti contro le big non tornano. I numeri parlano di soli 3 punti messi in cascina in quattro scontri diretti, con quel “quattro sconfitte in dodici partite” di cui ha parlato Chivu che comprende anche la caduta interna contro l’Udinese. Il tecnico ha aggiunto poi una frase che inquieta.
Su Sportitalia ci avviciniamo alla sfida di domani tra Atletico e Inter🔥
— Sportitalia (@tvdellosport) November 25, 2025
📌 Alle 17:00 la conferenza stampa del tecnico dell’Atletico Diego Simeone🎤
📌 Alle 18:00 l’allenamento dei Colchoneros al Metropolitano🏟️
📌 Alle 19:00 la conferenza stampa di Chivu e Lautaro Martinez🎤 pic.twitter.com/VBUcnqcaRh
“Partite come questa possono lasciare il segno”. Ed è su quel segno che si gioca molto del percorso nerazzurro. Il viaggio a Madrid arriva nel momento più delicato possibile. Il risultato potrebbe non pesare troppo sul cammino Champions, ma dirà se la squadra ha assorbito il colpo del derby o se invece l’ha lasciata in una scia di frustrazione.
Prima dello 0-1 con il Milan, l’Inter aveva infilato 11 successi su 12, issandosi in vetta e restituendo l’immagine di favorita per lo scudetto. Poi lo scivolone: ora è quarta, tre punti dalla vetta, un distacco che con due terzi di campionato davanti resta ridotto.
Il problema non è la classifica: è la ripetizione dei blackout. Le stesse crepe dell’ultimo periodo di Inzaghi: un “interruttore” che si spegne nei momenti più importanti. Nel derby l’Inter avrebbe meritato la vittoria, con un predominio evidente, i due pali colpiti, il rigore sbagliato e le parate di Maignan. Poi il calo: una ripartenza subita, l’ennesimo errore di Sommer e poi l’incapacità cronica di rimontare il risultato. (continua dopo la foto)

Chivu ha tolto Lautaro, ma dai cambi non è arrivata una svolta. Il rigore fallito da Calhanoglu nasce più dalla casualità che da una pressione offensiva ordinata. Neppure il 4-2-4, con l’inserimento di Diouf, ha creato problemi al Milan di Allegri. E il dato resta impietoso: tre sconfitte negli scontri diretti (Juve, Napoli, Milan) e la sola vittoria con la Roma.
Il derby aggiunge un’altra pagina a una striscia negativa che ora pesa. Sommer ha commesso errori che sono costati cari, ma ridurre tutto al portiere è come guardare un dettaglio e ignorare il quadro intero. L’Inter vive ancora uno squilibrio tra l’idea aggressiva e verticale che vuole l’allenatore e la natura di un gruppo che dà il meglio solo contro avversari battibili, almeno nel contesto italiano.
Da Viale della Liberazione filtrano messaggi di calma, ma il test con l’Atletico serve proprio a capire se questa Inter può competere davvero a un livello più complicato. Finora in Champions sono arrivate quattro vittorie quasi scontate: ora c’è il primo rivale di fascia alta.
Chivu ha bisogno di un risultato che pesi. Perché la stagione dell’Inter, e il senso del nuovo progetto tecnico, passano inevitabilmente dalla capacità di tenere testa alle grandi. E finché l’interruttore continua a spegnersi, la squadra non riesce a trovare quelle certezze che dopo lo scudetto della seconda stella sembrano essersi dissolte.