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Gino Bartali, il campione che salvò tante vite

Bartali alla Freccia Vallone

Gino Bartali è una figura leggendaria nella storia del ciclismo e un eroe nella memoria collettiva italiana. Nato il 18 luglio 1914 a Ponte a Ema, un piccolo paese vicino a Firenze, Bartali non è stato solo un grande campione di ciclismo, ma anche un uomo che ha saputo affrontare con coraggio le avversità della vita. Vincitore di tre Giri d’Italia e due Tour de France, Bartali ha anche svolto un ruolo fondamentale durante la Seconda Guerra Mondiale, salvando la vita di centinaia di ebrei perseguitati. In questo articolo, ripercorreremo la vita e la carriera di Gino Bartali, scoprendo il suo impatto non solo nello sport, ma anche nella storia.

La passione per la bicicletta

Gino Bartali iniziò a interessarsi al ciclismo fin da giovanissimo, lavorando come apprendista in una bottega di riparazioni per biciclette. Qui sviluppò la sua passione per le due ruote, che lo portò presto a gareggiare in competizioni locali. Bartali fece il suo debutto professionistico nel 1935 con la squadra Frejus. Già al suo primo anno, dimostrò di essere un talento fuori dal comune, vincendo diverse corse e impressionando i più esperti. Tuttavia già nell’anno successivo, nel 1936, vinse il suo primo Giro d’Italia a soli 22 anni. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Bartali al Tour de France 1950
TOPSHOT – Italian rider Gino Bartali rides uphill on July 25, 1950 in the Pyrenees mountains during the 11th stage of the Tour de France between Pau and Saint-Gaudens. Bartali won the stage but withdrew from the race along with his team following scuffles with spectators. Bartali, who won the Tour de France in 1938 and 1948, died 05 May 2000 at the age of 86 at his Florence home in Tuscany, his son Andrea announced. (Photo by AFP) (Photo by STF/AFP via Getty Images)

La sua capacità di affrontare con successo le tappe di montagna, particolarmente impegnative, lo rese un idolo per molti italiani. Purtroppo la sua carriera subì un’interruzione a causa di un grave incidente avvenuto nel 1937 durante il Giro di Svizzera, dove si fratturò diverse ossa. Nonostante questo, Bartali tornò in forma e nel 1938 vinse il suo primo Tour de France, diventando un eroe nazionale.

La vittoria di Bartali al Tour de France del 1938 non fu solo un successo sportivo, ma anche un evento di grande significato simbolico. In un’epoca in cui il regime fascista italiano cercava di affermare il proprio dominio anche nello sport, Bartali rappresentava l’orgoglio nazionale. La sua vittoria fu utilizzata dal regime come strumento di propaganda, ma Bartali mantenne sempre una certa distanza dalla politica, concentrandosi sul suo amore per il ciclismo.

La Seconda Guerra Mondiale

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la carriera ciclistica di Bartali fu interrotta, ma il suo ruolo più importante si svolse dietro le quinte. Bartali divenne parte di una rete clandestina che aiutava gli ebrei a sfuggire alla persecuzione nazista. Utilizzando la sua bicicletta come copertura, trasportava documenti falsi nascosti nel telaio, viaggiando attraverso l’Italia sotto il pretesto di allenarsi. Grazie al suo impegno, si stima che Bartali abbia contribuito a salvare la vita di circa 800 persone. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Bartali in un tratto in pianura
1945: Gino Bartali (1914-2000), Italian racing cyclist. He won the Tour de France twice, in 1938 and 1948. (Photo by Maurice Picoche/Roger Viollet via Getty Images)

Nonostante questo straordinario coraggio, Bartali parlò raramente delle sue azioni, affermando che “il bene si fa, ma non si dice”. Bartali fu una figura complessa, capace di combinare una fede profonda con una grande umanità. Il suo impegno durante la Seconda Guerra Mondiale rimase nascosto per molti anni, ma una volta reso noto, gli valse il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem nel 2013, per il suo coraggio nel salvare vite umane.

La rivalità con Coppi

Dopo la fine della guerra, Bartali tornò al ciclismo competitivo. Molti pensavano che i suoi anni migliori fossero ormai alle spalle, ma Bartali dimostrò che si sbagliavano. Nel 1946 vinse il suo terzo Giro d’Italia, una vittoria che fu vista come simbolo della rinascita dell’Italia dopo gli anni bui del conflitto.

Negli anni successivi alla guerra, Bartali divenne protagonista di una delle rivalità più celebri nella storia dello sport, quella con Fausto Coppi. Quest’ultimo, più giovane di cinque anni, rappresentava la nuova generazione di ciclisti, mentre Bartali era il campione affermato. Le sfide tra i due, sia al Giro d’Italia che al Tour de France, divisero l’Italia in due fazioni: i “battaglieri” che tifavano per Bartali e i “coppiani” che sostenevano Coppi. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Sfida Coppi-Bartali al Giro del Piemonte
Fausto Coppi, Gino Bartali, Olimpio Bizzi, giro del piemonte, 1939. (Photo by: Marka/Universal Images Group via Getty Images)

Questa rivalità raggiunse il culmine nel Tour de France del 1949, quando Bartali e Coppi, compagni di squadra nella nazionale italiana, finirono rispettivamente primo e secondo. Nonostante la competizione accesa, i due svilupparono un rispetto reciproco, e la loro rivalità divenne leggenda.

Un’altra impresa epica di Bartali fu la vittoria del Tour de France nel 1948, a dieci anni di distanza dal suo primo trionfo. Questa vittoria, arrivata in un momento di crisi politica in Italia, ebbe un significato particolare e portò gli italiani a trovare nel proprio idolo un segno di unità. Nel corso della sua carriera, Gino Bartali vinse tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre competizioni, tra cui quattro Milano-Sanremo.

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