La notte del 30 novembre due persone sono state viste armeggiare da un’agente di polizia con la Porsche di Andrea Giambruno, parcheggiata davanti alla residenza della sua ex compagna Giorgia Meloni a Torrino, periferia sud di Roma. Gli agenti, si avvicinano per chiedere spiegazioni e i due si dicono colleghi mostrando un tesserino e si allontanano senza che il fatto venga approfondito ulteriormente. Una storia piena di contraddizioni alla quale si aggiunge una novità.
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Il tentato furto a Giambruno
Il giornalista Andrea Giambruno non deve essere fortunato con le auto. La storia del tentativo di furto della sua Porsche parcheggiata sotto casa di Giorgia Meloni al Torrino a quanto pare va verso l’archiviazione. Anche se non è stato ancora identificato il secondo uomo che si aggirava vicino alla sua vettura. Rimane incredibile anche il mistero della prima identificazione da parte dell’agente che ha visto i due uomini: prima li aveva riconosciuti come uomini della scorta della premier, poi ha cambiato versione: lei conferma una somiglianza, ma il 16 novembre quei due agenti avevano chiesto di essere trasferiti. Il 30 non ricoprivano più l’incarico. Il 15 dicembre sono stati trasferiti all’Aise (ovvero ai servizi segreti esteri) e mandati uno in Tunisia e uno in Iraq. Anche perché, hanno fatto sapere i giornali, pure la premier li aveva “puntati” lamentandosi del loro comportamento, anche se per motivi sconosciuti. La Digos indaga sulle celle telefoniche e scopre che i telefonini dei due sospettati si trovavano in altre zone. (scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva)