L’illusione di nuove scoperte
“A chi appartengano – dice Capra – forse può rispondere direttamente lo stesso Stasi”. Perché queste impronte, non attribuibili allora, dovrebbero esserlo oggi? Secondo Capra, è improbabile. Le tecnologie sono avanzate, ma non abbastanza da cambiare lo stato dell’arte in mancanza di elementi strutturali validi. “Le impronte ritenute non utili allora, restano non utili oggi”, afferma il genetista. Le sostanze usate per rilevarle reagiscono anche con acidi grassi generici, rendendo il contesto ancora più complicato. Ipotesi come l’errore tecnico o un falso in perizia sono considerate altamente improbabili. “Bisognerebbe pensare a un errore talmente clamoroso da non poter essere attribuito a professionisti di altissimo livello”, conclude Capra. L’incidente probatorio in arrivo, dunque, non ruoterà sulle impronte, ma piuttosto su analisi bio-molecolari distruttive di altri reperti.

Garlasco, a chi appartengono le 60 impronte trovate in casa Poggi: cosa sappiamo
Chi ha lasciato quelle impronte? Alcune sono facilmente identificabili: investigatori, familiari di Chiara Poggi, il falegname che installò una porta mesi prima dell’omicidio, la stessa Chiara, e naturalmente Alberto Stasi. L’eventuale presenza di impronte di Andrea Sempio, dunque, non sarebbe in sé sufficiente a incriminarlo. “Come si farebbe a contestualizzarle al momento dell’omicidio?” chiede retoricamente Capra. In mancanza di un elemento temporale certo, il rischio di misinterpretazione è altissimo. Anche per questo, lo scenario attuale impone prudenza: la presenza di un’impronta non equivale alla colpevolezza, a meno che non si possa dimostrare quando è stata lasciata.