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Ferrari, the Day After: dietro il crollo di Leclerc un’ipotesi inquietante

Ferrari, ha guidato per quaranta giri con autorevolezza, dominando la corsa. Ma nel momento decisivo, quando tutto sembrava sotto controllo, Charles Leclerc ha visto crollare la sua macchina giro dopo giro, chiudendo solo quarto un GP d’Ungheria che sembrava finalmente alla sua portata. Il volto del monegasco nel dopo gara mostrava frustrazione, rabbia, incredulità. La SF-25, improvvisamente, era diventata inguidabile. E ora si indaga per capire perché.

Le ipotesi sul crollo improvviso della prestazione della monoposto di Leclerc si concentrano tutte sull’ultimo treno di gomme. Secondo le analisi tecniche raccolte dopo il GP, gli pneumatici montati nell’ultimo stint avrebbero avuto una pressione troppo elevata, tale da portarli fuori dalla finestra di utilizzo ottimale.

Un dato che spiegherebbe il passo gara disastroso del monegasco nel finale, addirittura più lento di un secondo al giro rispetto a Oscar Piastri, Russell e agli altri inseguitori. Resta da capire perché si sia arrivati a questa situazione: un errore operativo? Una scelta strategica consapevole? Oppure un problema più grave e strutturale? (continua dopo la foto)

La pista ungherese, si sa, è delicata dal punto di vista termico, e le basse temperature registrate nel weekend – in particolare durante le qualifiche – potrebbero aver spinto i tecnici Ferrari ad alzare le pressioni per accelerare il riscaldamento delle gomme.

Una mossa comprensibile in teoria, ma che si sarebbe rivelata un boomerang fatale, anche a causa del calore trasmesso dai cestelli freno alle gomme. Questo effetto collaterale potrebbe aver ulteriormente innalzato le pressioni, superando la soglia di stabilità e provocando una perdita drastica di aderenza.

Un team radio dell’ingegnere di Piastri – che avvertiva il pilota del possibile “slow warm-up” delle gomme Ferrari – sembra confermare indirettamente questa ricostruzione. C’è però una seconda ipotesi, molto più preoccupante. Sempre legata all’eccessiva pressione delle gomme, ma questa volta non come errore, bensì come necessità tecnica.

Secondo quanto emerso nel paddock, la Scuderia avrebbe deciso di gonfiare maggiormente l’ultimo treno di pneumatici per evitare un consumo eccessivo della tavola sotto il fondo, ossia il plank, che in caso di usura eccessiva porta alla squalifica – come accaduto a Leclerc in Cina.

Questa strategia, però, se confermata, implicherebbe il fallimento della modifica alla sospensione posteriore introdotta a Spa. Quel pacchetto tecnico, infatti, era stato pensato proprio per garantire assetti più estremi, con altezze da terra minime, senza compromettere l’usura del fondo. Se a Budapest si è stati costretti ad alzare le pressioni per proteggere il plank, significa che la soluzione tecnica non funziona come sperato. (continua dopo la foto)

Il risultato è che, nel tentativo di aggirare un problema strutturale, si è creata una tempesta perfetta: gomme ingestibili, monoposto sbilanciata e un Leclerc lasciato solo a combattere con un’auto che non rispondeva più. Il suo commento a caldo parlava genericamente di “problema al telaio”.

Fred Vasseur ha poi chiarito che con quel termine Charles intendeva qualcosa non legato alla power unit, ma comunque riconducibile alla dinamica complessiva della vettura. Ma restano molti dubbi sulla ricostruzione corretta dei fatti.

Per la Ferrari, l’Ungheria rischia di rappresentare un punto di snodo. Se il problema è stato un errore di pressione per compensare il freddo, è un errore grave ma rimediabile. Ma se, come molti temono, c’è di mezzo una carenza strutturale legata alla nuova sospensione, il quadro si complica. In quel caso, la SF-25 avrebbe mostrato il suo vero limite proprio nel momento in cui era più vicina al successo.

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