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Fausto e Iaio, il colpo di scena 47 anni dopo l’omicidio: cosa succede

I tre indagati: tra neofascismo, criminalità e silenzi

I nomi di Carminati, Bracci e Corsi non sono sconosciuti. Massimo Carminati, oggi 66enne, è una figura chiave dell’estrema destra armata degli anni ‘70. Legato ai Nar, alla Banda della Magliana, e amico d’infanzia di Giusva Fioravanti, è stato coinvolto in numerose inchieste, ma spesso è riuscito a evitare le condanne più gravi. Nel 2014 è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale e condannato a 10 anni di reclusione. Attualmente è in carcere.

Claudio Bracci, 67 anni, è stato definito “intermediario tra Nar e Banda della Magliana”. Condannato per banda armata, associazione sovversiva e rapina, è stato coinvolto anche in inchieste su usura, gioco d’azzardo, manipolazione di videopoker e traffico di droga. Negli anni, ha cercato una parziale riabilitazione attraverso la musica, suonando la chitarra nel gruppo Presi per caso, formato da detenuti. Infine, Mario Corsi, ex ultras della Curva Sud della Roma, oggi conduttore radiofonico, è stato anch’egli indagato per diversi episodi legati all’estrema destra. Ha ricevuto riconoscimenti per la sua carriera mediatica, non senza polemiche. Tutti e tre erano già formalmente indagati nel 2000 per l’omicidio di Fausto e Iaio. Oggi i loro nomi potrebbero essere nuovamente iscritti nel registro degli indagati. (Continua dopo le foto)

Le voci delle famiglie: memoria, dolore e giustizia

A sostenere pubblicamente la memoria dei due ragazzi è soprattutto Maria Iannucci, sorella di Iaio. All’ANSA ha dichiarato: “Dopo 50 anni si è deciso che si può fare, ma gli atti sono sempre stati lì. I tempi sono maturi. Non mi sono arresa, ma ho fatto pace con la giustizia. La verità storica c’è sempre stata: due ragazzi sono stati uccisi da una mano identificata e rivendicata come fascista”. Maria ha anche aggiunto: “Non covo odio né rancore. La più contenta è sicuramente Danila, la mamma di Fausto, che ha dedicato tutta la sua vita a questa battaglia. Spero che prima di andare via possa avere la giustizia che i miei genitori non hanno avuto. Ora sono in un altro sentire, più personale”. Il marito di Maria, Ivano Vallese, era amico di Fausto ed è oggi presidente dell’associazione che porta il loro nome. Il suo impegno, insieme a quello della società civile, è stato fondamentale per tenere alta l’attenzione su questo caso. Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha recentemente chiesto alla Procura di riaprire le indagini, un gesto che ha dato impulso all’inchiesta.

Una nuova possibilità per fare luce su un delitto politico

Secondo il giornalista e scrittore Daniele Biacchessi, autore del libro “Fausto e Iaio. La speranza muore a 18 anni” (Baldini+Castoldi, 1996), la riapertura dell’inchiesta “è l’ultima occasione per fare giustizia”. Biacchessi, che nel suo volume ha ricostruito il contesto, i protagonisti e i possibili moventi, accusa apertamente lo Stato: “All’epoca è mancata la volontà politica di andare fino in fondo. Questo è stato un omicidio politico, pensato per far salire la tensione nel Paese due giorni dopo il sequestro Moro”. Lo scrittore sottolinea come le indagini ripartano proprio da quello che lui stesso aveva documentato trent’anni fa: la rete milanese e cremonese che offrì supporto logistico al commando romano, il bar di ritrovo neofascista perquisito subito dopo l’agguato, le intercettazioni mai approfondite. “Intorno ai tre killer – ha detto Biacchessi – c’era una rete di protezione e connivenza. Ora si riparte anche da elementi ignorati o sottovalutati allora”.

La riapertura delle indagini rappresenta un segnale di cambiamento. Come ha commentato l’avvocato Nicola Brigida, che difende le famiglie: “È imperativo fare luce su questo duplice omicidio orrendo a sfondo politico. Due ragazzi colpevoli solo di essere liberi pensatori sono stati assassinati. Questa è l’ultima occasione per arrivare a una verità giudiziaria”. A 47 anni da quella sera del 1978, la memoria di Fausto e Iaio è ancora viva, e con essa la domanda mai placata: chi li ha uccisi, e perché? Ora la giustizia ha un’altra occasione. Potrebbe essere l’ultima.

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