
Cristian Chivu è uno di quei nomi che evocano subito ricordi forti tra gli appassionati di calcio, soprattutto tra i tifosi nerazzurri. Difensore elegante, intelligente tatticamente e dotato di una personalità silenziosa ma determinata, ha attraversato il calcio europeo da protagonista, lasciando un segno indelebile prima da giocatore e ora da allenatore. Nato in Romania, cresciuto calcisticamente tra le fila del Reșița e dell’Universitatea Craiova, è stato l’Ajax a scoprire e valorizzare il suo talento, lanciandolo nel grande calcio internazionale. Da lì, il passaggio alla Roma prima e all’Inter poi ha segnato la sua definitiva consacrazione. Con la maglia nerazzurra ha vissuto gli anni più gloriosi della sua carriera, culminati nello storico Triplete del 2010 sotto la guida di José Mourinho. Dopo il ritiro, Chivu ha scelto di restare nel mondo del calcio, abbracciando una carriera da allenatore con la stessa dedizione mostrata in campo. Oggi siede sulla panchina proprio dell’Inter. In questo articolo ripercorriamo la sua storia: dagli esordi in Romania alle notti europee con l’Inter, fino al nuovo capitolo da tecnico. (CONTINUA DOPO LA FOTO)

Gli inizi in Romania: il talento del Reşiţa
Cristian Chivu nasce il 26 ottobre 1980 a Reșița, nel cuore della Romania, e fin da piccolo respira il calcio grazie al padre Mircea, ex calciatore e suo primo allenatore. Proprio il legame con il padre – figura centrale nella sua formazione sportiva e umana – lo spinge a sviluppare una disciplina ferrea e un’ambizione fuori dal comune, elementi che segneranno tutta la sua carriera.
Cresciuto nel vivaio del CSM Resita, Chivu non riceve trattamenti privilegiati: deve guadagnarsi ogni passo, dimostrando sul campo il suo valore. Inizia come attaccante, mostrando fin da subito una buona tecnica individuale e una versatilità che lo porta a ricoprire anche il ruolo di trequartista. A soli 17 anni arriva il debutto in Prima Squadra, proprio nello stadio che oggi porta il nome del padre, un simbolo della sua eredità familiare e sportiva. Questo esordio precoce è il primo segnale di un talento destinato a lasciare il segno nel calcio europeo. Nel 1998 passa all’Universitatea Craiova, dove dopo un anno viene notato da un osservatore dell’Ajax.
L’Ajax e la scuola olandese
Arrivato all’Ajax nel 1999, Cristian Chivu si impone rapidamente come uno dei difensori più promettenti d’Europa. Nonostante la giovane età, il rumeno dimostra subito qualità non comuni: tecnica raffinata, visione di gioco e, soprattutto, un’insospettabile maturità tattica. Inizialmente impiegato come centrale, in Olanda completa la sua trasformazione in calciatore moderno, capace di ricoprire anche il ruolo di terzino. Ma è soprattutto sul piano mentale che Chivu cresce: l’Ajax diventa per lui una vera e propria scuola, dove allena il cervello oltre che i piedi.
Nel 2001, a soli 21 anni, Ronald Koeman lo nomina capitano, facendo di lui il più giovane nella storia dei Lancieri a indossare la fascia. Diventa così la figura di riferimento di una generazione di futuri campioni, tra cui Van der Vaart, Sneijder, Ibrahimovic e Nigel de Jong. Una scelta che si rivela vincente: sotto la sua guida, l’Ajax conquista il double nazionale nella stagione 2001-2002, con campionato e Coppa d’Olanda, a cui si aggiunge la Supercoppa all’inizio dell’annata successiva. Chivu diventa anche uno dei volti simbolo della sorprendente cavalcata in Champions League, dove l’Ajax si spinge fino ai quarti di finale nell’edizione 2002-2003. Un leader precoce, destinato a una grande carriera.
Roma e la consacrazione in Serie A
Quando Cristian Chivu approda alla Roma nell’estate del 2003, per volere di Fabio Capello, il suo arrivo rappresenta uno dei colpi di mercato più importanti di quella sessione: il club giallorosso investe ben 18 milioni di euro per strappare il talentuoso difensore rumeno all’Ajax, una cifra considerevole per l’epoca. Inserito accanto a Walter Samuel, Chivu si adatta immediatamente al calcio italiano, mostrando intelligenza tattica, pulizia nei contrasti e ottima visione di gioco. La coppia centrale diventa il punto di forza della Roma, che chiude la stagione con la miglior difesa del campionato, pur dovendo accontentarsi del secondo posto dietro al Milan.
Quella, tuttavia, resterà la sua annata migliore nella Capitale. La stagione successiva è segnata da un grave infortunio che lo tiene fuori a lungo, proprio mentre la Roma entra in una fase turbolenta, con l’addio di Capello e Samuel e una gestione societaria instabile. Chivu, che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità tecnica e carismatica del reparto difensivo, fatica a imporsi come guida della retroguardia. Nonostante una buona intesa con Mexès nelle stagioni successive e la vittoria della Coppa Italia, il rumeno viene spesso limitato da guai muscolari, tanto da guadagnarsi l’ironia del soprannome “Swarovski” o “Cristal Chivu“. La sua esperienza in giallorosso resta un misto di talento evidente e occasioni mancate, in parte per colpa sua, in parte per un contesto instabile.

L’Inter di Mourinho e il Triplete
Arrivato all’Inter nell’estate del 2007 dopo una lunga trattativa, Cristian Chivu ha legato indissolubilmente il proprio nome alla storia del club nerazzurro. Acquistato dalla Roma per 16 milioni di euro, il difensore rumeno ha subito mostrato la sua importanza, esordendo in Supercoppa contro i giallorossi e contribuendo, nonostante alcuni problemi fisici, alla conquista del primo Scudetto. Con Roberto Mancini prima e José Mourinho poi, Chivu è diventato un punto fermo della difesa interista, giocando spesso da centrale ma adattandosi anche sulla fascia.
La sua carriera cambiò radicalmente il 6 gennaio 2010, quando in uno scontro con Pellissier riportò una grave frattura al cranio. Operato d’urgenza, tornò in campo appena 77 giorni dopo, indossando un caschetto protettivo che non avrebbe più tolto fino al ritiro, diventando un simbolo di coraggio e resilienza. Il suo ritorno in campo, accolto da una commossa ovazione a San Siro, segnò un nuovo inizio. Quella stessa stagione fu quella del Triplete: Scudetto, Coppa Italia e la storica Champions League vinta a Madrid. Dopo sette anni, 169 presenze e 3 gol, Chivu lasciò l’Inter nel 2014, portando con sé un’eredità di professionalità e un legame profondo con i tifosi nerazzurri.
Gli infortuni, il ritiro e la scelta di restare nel calcio
Il grave infortunio capitato a Chivu non gli ha impedito di svolgere al meglio – e al più alto libelli professionale – il suo mestiere. Anzi, la storica vittoria del Triplete è arrivata proprio al termine della stessa stagione dell’incidente. Cristian Chivu non si è mai arreso alle difficoltà, né probabilmente le ha mai considerate tali. Ecco perché dopo aver annunciato il ritiro nel 2014, ha preso la decisione di rimanere nel mondo del calcio. Questa volta seduto in panchina. I primi passi li ha mossi nel settore giovanile nerazzurro, partendo dall’Under 14 nel 2018 e scalando rapidamente le categorie fino alla Primavera, affidatagli nel luglio 2021.
Con i giovani dell’Inter ha ottenuto risultati significativi, su tutti lo Scudetto Primavera conquistato alla prima stagione, il decimo nella storia del club. Dopo tre anni intensi, e una stagione conclusa con l’eliminazione in semifinale Scudetto, Chivu ha deciso di chiudere il suo ciclo con la Primavera. A febbraio 2025 arriva la prima esperienza da allenatore in Serie A: il Parma lo chiama per risollevare una situazione complicata. In tredici giornate conquista 16 punti, salva i ducali con una storica vittoria a Bergamo e si guadagna il rispetto del mondo calcistico. Poche settimane dopo, il 9 giugno, l’Inter lo sceglie come nuovo tecnico per il post-Inzaghi, affidandogli la guida della Prima Squadra. L’esordio avviene al Mondiale per club, con un pareggio contro il Monterrey e una vittoria in rimonta sull’Urawa Reds. Per Chivu si è appena aperto il capitolo più importante della sua giovane carriera da allenatore.
Trofei vinti e statistiche in carriera
Trofeo | Squadra | Anno |
---|---|---|
Champions League | Inter | 2010 |
Scudetto | Inter | 2009, 2010 |
Coppa Italia | Roma, Inter | 2007, 2010, 2011 |
📊 Statistiche in carriera
- Presenze totali: 399
- Gol segnati: 18
- Presenze in nazionale (Romania): 75
- Ritiro dal calcio giocato: 2014
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