Come sta Edoardo Bove, l’esperto rompe il silenzio – Doveva essere una serata di festa al Franchi per la grande sfida fra la Fiorentina e l’Inter vicinissime in classifica. Invece, il match si è trasformato in un incubo per i familiari di Edoardo Bove e per i suoi tanti tifosi. Al minuto 17 del primo tempo è calato il buio, il clima di gioia ha lasciato il passo a lacrime di disperazione: Edoardo Bove, arrivato in estate in prestito dalla Roma, dove è nato e cresciuto, si è accasciato sul terreno di gioco. Dalle immagini si è potuto vedere il centrocampista nell’atto di allacciarsi gli scarpini, fare qualche passo, per poi cadere a terra privo di sensi, vicino a Calhanoglu e Dumfries, tra i primi a rendersi conto della gravità di quanto stava succedendo. (continua a leggere dopo le foto)
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Come sta Edoardo Bove? Gli ultimi aggiornamenti, parla il professor Vanni
Ma come sta ora Edoardo Bove? Quali sono le sue attuali condizioni? Il calciatore “è in rianimazione e gli esami che finora ha eseguito sono risultati nella norma. Questo vuol dire cheprobabilmente non ha avuto un infarto miocardio, perché si sarebbe visto, è che non ha avuto un’emorragia cerebrale, che pure poteva essere un’altra causa. Ma bisogna vedere anche quale sarà il recupero neurologico perché, verosimilmente, c’è stato, seppur transitoriamente, un arresto cardiocircolatorio. Tanto è vero che il calciatore, da quanto risulta, è ricoverato in terapia intensiva ed è in sedazione farmacologica”, ha spiegato il professor Simone Vanni, direttore del centro studi Simeu (Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza) e docente di Medicina Interna dell’Università di Firenze, interpellato dalla Dire. (continua a leggere dopo le foto)
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Come sta Edoardo Bove: il professor Vanni rompe il silenzio
In merito al malore accusato da Edoardo Bove, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Careggi di Firenze, il professor Vanni ha aggiunto: “La sedazione può essere utile come terapia di neuroprotezione- spiega l’esperto- cioè come protezione del cervello da eventuali danni legati all’ipossia. Questo vale in generale, quando c’è un problema legato all’eventuale danno cerebrale legato al periodo di arresto di circolo. Ma il tempo tra l’evento e l’uscita dal campo o il trasporto all’ospedale, da quello che ho letto, è stato di quattro minuti. E quando il tempo è breve, di solito, c’è un recupero neurologico buono. Tanto è più lunga la fase di rianimazione, peggiore è la prognosi”.
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