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Calcio in lutto, morto Giussy Farina: il Presidente che passò da Paolo Rossi a Berlusconi

Il calcio italiano è in lutto: Giuseppe Farina, per tutti Giussi, se n’è andato a 91 anni. Nato nel 1933, avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 25 luglio. Il suo nome è legato al rapporto con il Vicenza di Paolo Rossi, poi alla cessione del Milan a Berlusconi. Farina è stato un imprenditore con la passione del calcio che ha navigato a lungo in Serie A, fra trattative da romanzo e sogni di provincia realizzati a costo di grandi sacrifici.

La storia di Farina nel calcio comincia ufficialmente nel 1968, quando diventa presidente del Lanerossi Vicenza. Ci rimane per dodici anni, portando il club biancorosso al suo picco assoluto: secondo posto in Serie A nel 1977-78, con Paolo Rossi a guidare l’attacco e Giovan Battista Fabbri in panchina. Fu lui a dire no alla prima offerta della Juventus per il giovane attaccante, trattenendolo poi alle buste: un episodio che fece scalpore.

Nel 1981-82, dopo una breve pausa, Farina acquista il Milan da Felice Colombo. È un Milan fragile, che vive un momento nero: retrocede in B proprio quell’anno. Ma torna subito in A, e con Nils Liedholm in panchina si rilancia, qualificandosi per la Coppa Uefa.

Farina però non riesce a reggere le spese che caratterizzano un grande club: travolto dai problemi finanziari, decide di lasciare nel 1986. Al suo posto arriva Silvio Berlusconi, che risana i debiti e rifonda il club, aprendo la strada verso un’epoca ricca di trionfi con uno squadrone che ha fatto la storia del calcio italiano.

Laureato in giurisprudenza, Farina ha avuto un rapporto quasi viscerale con il calcio. Non solo Vicenza e Milan, ma anche Padova, Modena e quote in una miriade di società: Rovigo, Valdagno, Audace, Schio, Legnago, Belluno, Rovereto, Palù. Due volte provò ad acquistare anche Verona e Venezia, con cordate differenti, senza successo.

Giussi Farina è stato un protagonista di frontiera, uno di quelli che vivevano il calcio come passione prima che come business. Presidente, imprenditore, sognatore. Resta nella memoria del calcio italiano soprattutto per le imprese realizzate nei club “non metropolitani”, soprattutto quel Vicenza che grazie a lui ha potuto sognare in grande. Ora che se n’è andato, ci resta il ricordo di un’epoca passata, in cui anche da Vicenza si poteva sfidare il cielo.

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