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Brignone, il ritorno più difficile: “Il primo giorno sugli sci è stato una tortura”

Federica Brignone racconta il suo percorso verso la rinascita, fatto di dolore, disciplina e piccoli passi da fare uno alla volta. A margine del giuramento da maresciallo dei Carabinieri, la campionessa azzurra ha ripercorso i mesi successivi al grave infortunio di aprile, parlando in un’intervista con Fanpage.it del recupero e dello sguardo rivolto a Milano-Cortina 2026. Nessuna retorica, solo il qui e ora di chi sa che tornare davvero competitiva è una sfida quotidiana.

Il legame con l’Arma non è solo simbolico. Per Brignone è la prosecuzione di un cammino iniziato a 17 anni, basato su disciplina e rispetto delle regole, valori che nei mesi più duri sono diventati ancora più centrali. Dopo l’incidente, la consapevolezza di essersi fatta seriamente male è arrivata gradualmente, insieme alla frustrazione per ciò che sembrava perso: anche solo una vacanza, il surf, la normalità. (continua dopo la foto)

Il momento più difficile non è stato tanto la diagnosi, arrivata chiaramente solo dopo l’operazione, quanto la perdita dell’indipendenza. Dipendere dagli altri per gesti banali è stato uno degli ostacoli più duri. Brignone non lo nasconde: non ha avuto giorni facili, mai.

Ogni giornata è stata una lotta, una combinazione di sofferenza e conquista. Il pensiero di non tornare ai suoi livelli è stato ricorrente, e in parte lo è ancora, ma la certezza di poter tornare almeno a sciare per piacere è diventata un appiglio.

Il primo giorno sugli sci è arrivato quasi in sordina, senza annunci. Doveva essere un tentativo, nulla di più. Scarpe e scarponi sono stati uno shock, camminare un disastro. Scivolare, invece, le ha restituito una sensazione di controllo. Ma appena si è provato a spingere, a fare davvero ciò che distingue una sciatrice da gara, è emersa tutta la distanza tra il desiderio e la realtà.

È stato bello e crudele allo stesso tempo. Bello perché tornare sugli sci significava esserci ancora. Crudele perché il corpo le ha ricordato quanto la strada sia lunga. Non paura, ma dolore e fatica. Un confine netto tra lo sciare “da turista” e quello che per lei significa competere. (continua dopo la foto)

La nomina a portabandiera per le Olimpiadi di casa è arrivata come una conferma del percorso, non come un traguardo anticipato. Brignone sapeva che senza il ritorno sugli sci non sarebbe stato possibile. Anche per questo ha spinto, senza bruciare tappe, restando concentrata sul presente.

Alla pressione delle Olimpiadi in casa, per ora, non pensa. Sa che sarà enorme, ma preferisce rimandare. Tornare a fare un tracciato, tornare ad andare veloce, vivere di nuovo quelle sensazioni: questo è l’obiettivo immediato. Il resto verrà dopo. Non c’è fretta di raccontare un lieto fine. Per Federica Brignone, oggi, ogni giorno in pista è già una vittoria.

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