
C’è un dolore sottile, ma feroce, nell’assistere alla fine di una squadra che ha scritto pagine nobili del calcio italiano. Il Brescia Calcio, fucina di talenti e cuore di una città intera, ha visto passare campioni come Andrea Pirlo, Pep Guardiola, Luca Toni e Roberto Baggio. Ha lottato, gioito, sofferto. Oggi, dopo 114 anni di storia, il tempo si ferma: non per un gol subito, ma per una firma mancata.
‼️Caos #Brescia a un passo dal fallimento: #Cellino non paga, cosa succede https://t.co/i4nLyaCM1z
— Tuttosport (@tuttosport) June 6, 2025
Le speranze residue si sono dissolte nella mattinata del 6 giugno. Il presidente Massimo Cellino, come anticipato nelle scorse ore, non ha versato i 3 milioni di euro necessari per pagare gli stipendi degli ultimi due mesi ai tesserati. Il termine federale delle ore 15 è stato ignorato. La decisione è definitiva: il Brescia sarà escluso dai campionati professionistici.
Il mancato pagamento comporta l’impossibilità di iscriversi alla prossima Serie B, con il rischio concreto che la società venga dichiarata fallita e finisca in concordato preventivo liquidatorio. Un destino durissimo per una piazza storica, che ha vissuto momenti di gloria e ha sempre saputo rialzarsi, ma che ora si trova senza presidente, senza squadra e senza certezze.
Nel frattempo, anche l’ex Ct della Nazionale italiana Roberto Mancini si è mostrato preoccupato per la situazione, e ha lanciato una frecciata a Cellino: “Chi guida certe società dovrebbe rispondere ai tifosi e non ai propri conti personali”.
Ora toccherà ai tifosi, ancora una volta, tentare di salvare almeno lo spirito del Brescia. Perché un club può anche fallire nei bilanci, ma non può morire nei cuori di chi l’ha amato. In attesa di una rinascita, forse dai dilettanti, si chiude un’era calcistica. Ed è davvero un peccato.
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