La data da ricordare è quella di mercoledì 6 febbraio. La location – eccezionale – quella del Teatro Verdi di via Ghibellina 99, a Firenze, l’occasione: unica. La semifinale del titolo EBU dell’Unione Europea che vedrà scontrarsi, per una nuova Boxe Night Florence, il campione Italiano Supermedi Dragan Lepei e il campione Gerard Ajetovic. Un evento durante il quale si parlerà anche dell’impegno di Un gancio al Parkinson.
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Grande pugilato alla Boxe Night Florence
Un ritorno importante della Noble Art in un luogo da sempre dedicato a tutt’altre rappresentazioni, ma che già negli anni ’30 aveva ospitato i primi incontri di pugilato del capoluogo toscano. E che – dopo le operazioni di peso, previste per oggi nella Palestra Nidiaci Sempre Avanti Firenze di San Frediano – vedrà la partecipazione di molti dei pugili più interessanti della regione con i match tra la fight card di Eduardo Giustini e Milos Pavicevic, l’altra fight card Jovan Giorgetti e Fathe Benckorichi, Ionescu Catalin e Antonio Escobar, Pietro Cappelli e Jevtic Predrag e Marco Scalia e Christopher Mondongo (valida come finale del trofeo delle cinture WBC/FPI nei pesi piuma).
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Un gancio al Parkinson
A parte l’imprescindibile patrocinato del Comune di Firenze, la serata nasce anche sotto l’egida – e in sostegno – dell’Associazione Un gancio al Parkinson. Voluta dal Dr. Maurizio Bertoni, direttore del Centro Training Lab, e dalla dottoressa Roberta Marongiu della Cornell University di New York, e già presentata durante la Boxe Night Prato di novembre 2018. E se la cena organizzata dai Lions Club Sesto Fiorentino, Dante Alighieri e Firenze Scandicci lo scorso 3 febbraio (alla quale han partecipato la Vice-sindaca Cristina Giachi e personalità del mondo della scienza e dell’aeronautica) è servita per dare ulteriore visibilità , sono i lavori del Centro quelli a meritare una attenzione particolare.
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Proprio al Training Lab, infatti, la boxe viene praticata come risposta – e per opporsi – al morbo di Parkinson. Per farlo, si organizzano corsi di pugilato senza contatto, tenuti da pugili professionisti come l’ex campione italiano dei Mediomassimi Vigan Mustafà . E gli altri, istruiti per entrare nel team medico del Centro e guidare gli affetti da Parkinson in un allenamento molto particolare, che lo stesso Bertoni definisce “quasi un gioco”, grazie a una strategia innovativa importata dagli States.
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Il Parkinson e i pugili
Abbiamo tutti negli occhi e nella memoria le immagini di un icona dello sport come Muhammad Ali/Cassius Clay, indebolito dalla malattia eppure sempre in prima linea per combatterla, fino alla fine. Ma oggi, un aiuto potrebbe arrivare proprio dalla pugilato, apparentemente un ottimo deterrente, capace di rallentare il decorso della malattia nota anche come Sindrome ipocinetica rigida o Paralisi agitante. “La boxe è uno degli sport più antichi del mondo e dei più completi: praticando questa disciplina si sviluppano la coordinazione dei movimenti – ha ricordato il direttore. – Come riporta il recente studio dell’Università di Indianapolis, un allenamento di boxe senza contatto di una certa intensità aiuta a rallentare la progressione della malattia”.
“Una disciplina – ha continuato, – utile per il miglioramento di certe qualità che spesso si perdono sia per l’età che appunto in occasione di malattie neurodegenerative”, e che permetterebbe ai “pazienti malati di Parkinson, che facciano esercizio per 150 minuti alla settimana, di avere un declino più lento in termini di mobilità e qualità di vita nell’arco di due anni rispetto a chi fa meno esercizio o non lo fa per niente”. Due sedute alla settimana, per almeno due mesi, sono consigliate per vedere i primi risultati. E per rendere “la loro vita quotidiana più agevole”.
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