Permessi sotto accusa e il Ministero che ora indaga
Quel permesso oggi è al centro di un’indagine interna del Ministero della Giustizia. Come è stato possibile concederlo a un uomo con un simile passato? Come si è potuta ignorare una pericolosità che, con il senno di poi, appare evidente? La procura ha disposto l’autopsia sui corpi di Chamila e di De Maria, anche per verificare se quest’ultimo fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti. Intanto, monta la polemica sulla gestione dei benefici carcerari. Un dettaglio inquietante aggrava il quadro: i contrasti tra colleghi, sul luogo di lavoro – l’hotel Berna vicino alla stazione Centrale di Milano – sembrano ruotare attorno a una relazione sentimentale tra De Maria e la vittima.

La difesa: «Mai avremmo immaginato un simile epilogo»
A cercare di riportare equilibrio nel dibattito pubblico è il legale di De Maria, l’avvocato Daniele Tropea. Secondo lui, la concessione del permesso era pienamente giustificata: «Meritava il permesso di lavorare fuori, visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere», ha dichiarato all’Ansa. La valutazione era stata fatta, spiega, dall’area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza. «Mai mi sarei aspettato nulla di quanto accaduto, e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole». A rafforzare questa immagine, l’intervista che lo stesso De Maria aveva rilasciato alla trasmissione Confessione Reporter, definendosi un uomo nuovo: «Il lavoro mi rende libero», aveva detto. Parole che oggi suonano come un macabro paradosso.
Il caso ha ormai superato le mura del carcere e quelle della procura. È arrivato in Parlamento, dove il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha presentato un’interrogazione al ministro Carlo Nordio, chiedendo chiarimenti urgenti. «È incredibile come una persona responsabile di un femminicidio abbia potuto fruire di permessi utilizzando i quali ha commesso altri gravissimi delitti», ha attaccato. «Chi ha sbagliato nella magistratura deve pagare». E ha rincarato: «Non può continuare ad accadere che le toghe sbaglino e a pagare siano sempre i cittadini».
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