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Sinner, nuovo attacco dal capitano dell’Argentina: “Io trattato diversamente”

Non c’è pace per Jannik Sinner. Dopo l’assoluzione per il caso Clostebol e il ricorso presentato dalla Wada, ora arriva un nuovo “attacco” da Guillermo Coria, capitano della squadra argentina di Coppa Davis. Va sottolineato come a essere sotto accusa, più che il numero uno azzurro, ci siano le procedure antidoping dell’agenzia internazionale, da più parti criticate.

Coria è stato squalificato per doping nel 2001, quando, appena ventenne e considerato una promessa del tennis, risultò positivo al nandrolone, un agente anabolizzante. Inizialmente sospeso per due anni, la sua pena fu poi ridotta a sette mesi dopo che riuscì a dimostrare che l’assunzione della sostanza era stata accidentale.

Il tennista l’argentino racconta di aver vissuto un periodo difficile e di essere stato profondamente colpito dalla vicenda: “La positività al doping mi ha distrutto. Ho investito tutto per dimostrare la mia innocenza, ma sembrava che la decisione fosse già stata presa”.

Sinner, Coria: “Chiedo solo parità di trattamento”

Secondo Coria, il trattamento riservato a Sinner è stato più indulgente. L’italiano è risultato positivo a causa di una contaminazione involontaria dovuta all’uso di una pomata da parte del suo fisioterapista per una ferita alla mano. A differenza del passato, il caso di Sinner è stato trattato da un tribunale indipendente, l’ITIA, e non dall’ATP come avvenne per Coria.

Il capitano argentino non ha nascosto il suo malessere: “Non sono stato trattato allo stesso modo di Sinner, e questa disparità mi ha ferito. Chiedo solo che tutti siano giudicati con gli stessi criteri”. I due casi, nonostante Coria abbia voluto accostarli, presentano differenze significative, come la natura dell’assunzione delle sostanze incriminate e l’evoluzione delle normative antidoping. Resta il fatto che, evidentemente, le procedure usate dalla Wada e da altri centri antidoping debbano essere riviste e uniformate. Per il bene dello sport.

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