Adesso è ufficiale, le Olimpiadi di Tokyo, previste per l’estate 2020, sono state rinviate al 2021. Il Comitato olimpico internazionale ha accolto la richiesta del Giappone di rimandare i Giochi. Visto quello che sta succedendo nel mondo a causa della pandemia da Covid-19, non era facile dare fiducia alle rassicurazioni di Thomas Bach, presidente del Cio, quando incoraggiava il mondo dello sport affermando che le Olimpiadi si sarebbero svolte. Granitica convinzione che è irrimediabilmente crollata quando il premier giapponese Shinzo Abe ha aperto alla possibilità di rimandare l’evento. Nonostante anche le istituzioni del Paese avessero nelle settimane scorse tenuto un atteggiamento più che possibilista, temendo un drammatico contraccolpo economico in caso di cancellazione, il Giappone ha chiesto ufficialmente il rinvio delle Olimpiadi al 2021. Richiesta subito accolta.
Il CIO, come si era letto sul sito ufficiale, aveva dichiarato di volersi prendere un altro po’ di tempo per decidere e contemplare ‘altri scenari’. Ma tutto è cambiato dopo la conference call avvenuta tra il primo ministro giapponese e Bach, in cui le autorità nipponiche hanno chiesto ufficialmente al Cio (titolare dell’ultima parola) di far slittare la manifestazione. La possibilità, subito accolta da Bach, era fortemente caldeggiata da alcune federazioni nazionali, che avevano affermato di non aver alcuna intenzione di inviare i propri atleti in Giappone questa estate. Il fronte del ‘No alle Olimpiadi’ aveva visto in prima linea Australia e Canada, ma il malcontento era serpeggiato anche in molte altre società del globo (avevano espresso preoccupazione anche Nuova Zelanda, USA, Norvegia).
In esclusiva a USA Today Sports Dick Pound, membro del CIO, aveva anticipato che il rinvio era già praticamente deciso, e che senza dubbio i giochi non sarebbero iniziati il 24 luglio come prefissato. La pandemia che non si arresta ha frantumato anche la speranza dei più ottimisti di vedere comunque gareggiare gli atleti a Tokyo nelle date previste. Tra gli scenari presi inizialmente in considerazione anche la possibilità di posticipare l’evento mantenendolo comunque nel 2020, magari unendo le Olimpiadi alle Paralimpiadi (che sarebbero dovute iniziare il 25 agosto) oppure aspettando l’autunno. In questo modo Tokyo avrebbe potuto anche ospitare le specialità di maratona e marcia, programmate a Sapporo per timore delle alte temperature estive della capitale.
Tuttavia ha prevalso lo slittamento al 2021 perché in questo momento è l’unica strada che sembra dare qualche certezza (sempre al condizionale), sperando che in più di un anno di tempo l’emergenza Coronavirus rientri. Il Comitato Olimpico Canadese aveva già fatto sapere – e lo ha scritto a caratteri cubitali sul proprio sito – di non voler partecipare ai giochi di Tokyo nel 2020. Così come il Comitato Australiano, che aveva informato che i propri atleti non avrebbero gareggiato prima del 2021. Si tratta del primo caso nella storia di rinvio per pandemia. In precedenza altre tre volte le Olimpiadi erano state cancellate, e sempre a causa di conflitti bellici: nel 1916, nel 1940 e nel 1944. Fra l’altro, i giochi del 1940 si sarebbero dovuti svolgere proprio in Giappone.