Se le squadre vincenti sono quelle capaci di portare a casa i tre punti anche quando giocano male, la partita di Pisa dice molto della nuova Juventus. Brutta per un’ora, in difficoltà vera, salvata prima dalla traversa e poi dal palo, la squadra bianconera resta in piedi e colpisce quando conta. Due gol arrivati dopo l’ingresso di Zhegrova e Miretti, con quella miscela di lucidità , pazienza e anche fortuna che Arrigo Sacchi riassumeva senza giri di parole: «Occ, pazenzia e bus de cul».
#PisaJuventus 0-2, #Kalulu e #Yildiz «agganciano» il #Milan al secondo posto
— I fatti nostri (@Infofatti) December 28, 2025
La #Juventus a Pisa soffre (traversa di #Moreo e palo di #Tramoni), ma conquista i tre punti grazie ai gol del difensore e del turco pic.twitter.com/gpJtIVIgUi
Alla fine il risultato pesa più della prestazione. E pesa soprattutto nella classifica, che oggi racconta una Juve a un solo punto dall’Inter, anche se con due partite in più rispetto ai nerazzurri, così come rispetto a Napoli e Milan. L’effetto visivo però conta: guardare la Juve lassù, dopo gli ultimi diciotto mesi, non era affatto scontato. (continua dopo la foto)

Il dato più rilevante non è aritmetico, ma emotivo. Con Spalletti si respira un clima diverso. Per la prima volta dall’estate 2024 l’ambiente appare meno oppresso, più reattivo. A Torino, nell’ultimo anno e mezzo, non aveva funzionato nulla: nemmeno ciò che sembrava destinato a funzionare per forza.
Motta, reduce dagli applausi di Bologna. Giuntoli, fresco di scudetto a Napoli. Koopmeiners, protagonista in Europa con l’Atalanta. David, portatore di gol dal Lille. Tutti risucchiati in una spirale negativa che ha ribaltato l’identità storica del club: alla Juve non si diventava più migliori, si diventava fragili. Oggi quell’effetto non è detto che sia svanito del tutto, ma qualcosa si è rotto nel verso giusto.
La domanda ormai è inevitabile: la Juve può davvero puntare allo scudetto? Guardando i valori assoluti, Inter e Napoli restano più forti e completi, con rose più profonde. Il Milan non ha la stessa qualità complessiva, ma ha il vantaggio di pensare solo al campionato. La Roma non è lontana. Il quadro è chiaro e non indulgente.
Eppure provarci non è un’illusione. Non sempre vincono i migliori, e gli ultimi campionati di Serie A lo hanno dimostrato. Spalletti lo ha detto senza prudenza tattica: “Guardiamo al traguardo massimo“. Una frase che, a Torino, non si sentiva da tempo. (continua dopo la foto)

Il mercato di gennaio può aiutare a colmare qualche lacuna strutturale. Ma ancora prima c’è il calendario. Lecce, Sassuolo, Cremonese e Cagliari, da qui al 17 gennaio, mettono la Juve nella condizione di giocare sempre da favorita e di accumulare punti pesanti per alimentare fiducia e ambizioni.
Nello stesso periodo, le rivali avranno ostacoli più duri. L’Inter affronterà Atalanta e Bologna prima del Napoli. Gli azzurri dovranno passare da Lazio e poi incroceranno proprio l’Inter nello scontro dell’11 gennaio. Spazi per inserirsi ce ne sono.
Questo campionato senza padroni ha aspettato la Juve per mesi. Ora se la ritrova lì, diversa, più leggera, forse ancora imperfetta. Ma finalmente viva. E, proprio per questo, potenzialmente pericolosa.
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