La caduta contro la Norvegia ha riportato tutti alla realtà: l’Italia oggi è fragile, prevedibile, e ancora lontana dall’immagine che cerca di raccontare di sé. Il disastro del Meazza ha mostrato non solo i limiti tecnici, ma anche quelli culturali: un movimento che continua a proporsi come moderno mentre resta appesantito da dirigenti, idee e dinamiche che moderne non sono. Lo afferma Maurizio De Santis in una accorata analisi su Fanpage.it
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La seconda sconfitta pesante contro gli scandinavi, dopo quella di giugno, ha confermato ciò che molti non vogliono ammettere: l’Italia, a marzo, può uscire dai playoff Mondiali contro chiunque. E ci è andata fin troppo bene che la Norvegia, già qualificata, nel primo tempo abbia scelto di non affondare. Se avessero accelerato davvero, il passivo sarebbe stato anche peggiore del 4-1 finale.
Basta un accenno di intensità per mandarci in difficoltà. E almeno metà delle possibili rivali del percorso playoff è perfettamente in grado di farci male. Serve smettere di recitare il ruolo dei perseguitati: non siamo stati penalizzati da nessun sorteggio, né da un sistema “ingiusto”. Semplicemente, la squadra vale questo. (continua dopo la foto)

Quel primo tempo di cui il ct ha parlato con ottimismo è stata una piccola illusione. La Norvegia ci ha guardati con sufficienza, e quando ha deciso di cambiare passo ci ha respinti con facilità. È questo il punto di partenza che Gattuso vede? Prima le scuse per la figuraccia, poi la lettura consolatoria? Una contraddizione continua.
Intanto resta la figuraccia dopo la Moldavia, che avremmo dovuto superare con autorità e invece abbiamo battuto a fatica, e il girone più morbido d’Europa affrontato come un peso. Estonia, Israele, Moldavia: avversarie alla nostra portata, eppure la qualificazione diretta è sfuggita perché siamo stati inconsistenti.
Italia, non è destino: ci sono colpe evidenti
L’Italia non è finita nel gruppo della Norvegia per un capriccio del destino: è finita lì perché nei quarti di Nations League è stata travolta dalla Germania. Se avesse passato il turno avrebbe trovato un percorso molto più morbido con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo. E siamo davvero certi che, in queste condizioni, sarebbe stata al sicuro?
Marzo arriverà in fretta. E se non cambia la percezione di ciò che siamo – non quello che vorremmo essere – il rischio è di rivedere un copione già scritto. E di restare fuori dai Mondiali per la terza volta consecutiva.
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