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Super Champions, Ceferin categorico: “Non la faremo mai così”

Alla fine, dopo tante polemiche, è intervenuto direttamente Ceferin. L’idea di una Super Champions – una versione d’élite e chiusa della Champions League – sta destabilizzando il calcio europeo. Molti club, federazioni e tifosi temono che un simile format finirebbe per svuotare i campionati nazionali e trasformare il calcio in uno sport per pochi privilegiati, lontano dalle sue radici popolari. Il clamore sollevato ha quindi costretto la Uefa a intervenire pubblicamente.

Da Roma, nel corso dell’assemblea generale dell’ex ECA – oggi rinominata EFC – il presidente Aleksander Ceferin ha respinto con decisione qualsiasi ipotesi di un torneo riservato ai club più ricchi. “Non organizzeremo mai una competizione per soli 12 club”, ha dichiarato davanti ai delegati presenti all’Hotel Cavalieri, sottolineando come non esista alcuna trattativa o intesa con A22, la società che aveva promosso la Superlega nel 2021.

Il presidente sloveno ha parlato di un modello calcistico che deve rimanere aperto e basato su meritocrazia e inclusione: “L’Europa definisce gli standard del calcio mondiale e ci saranno sempre tentativi di riformarlo, ma noi vogliamo un calcio che resti accessibile e rappresenti un punto di riferimento nelle difficoltà sociali e politiche. Il calcio è il luogo a cui tutti apparteniamo”. (continua dopo la foto)

Nel suo discorso, Ceferin ha insistito sul rischio di uno sport che smarrisca la propria identità: “Se ci allontaniamo troppo dalle radici, rischiamo di distruggerlo. Il calcio non è solo una questione di bilanci o di spettacolo televisivo, ma di comunità, strade e tifosi che lo rendono vivo ogni giorno”.

La presa di posizione della Uefa arriva in un momento di crescente tensione nel mondo del calcio europeo. La riforma della Champions League, che prevede un girone unico con 36 squadre, ha già accentuato la sensazione di un sistema che favorisca le big, aumentando i ricavi per le società più forti e rendendo più arduo l’accesso per le altre.

Molti dirigenti, soprattutto dei club di fascia media e piccola, temono che la strada intrapresa porti comunque verso una élite di fatto, dove la partecipazione alle grandi coppe sia sempre più legata alla potenza economica. La Super Champions, in questo scenario, avrebbe rappresentato il punto di non ritorno: un campionato chiuso, svincolato dal merito sportivo e dall’andamento dei tornei nazionali. (continua dopo la foto)

Anche diverse federazioni, tra cui la FIGC, hanno espresso la loro preoccupazione per un modello che rischia di indebolire la Serie A, privandola di interesse competitivo e rendendo i campionati domestici poco più che vetrine per il mercato internazionale. In Italia, così come in Spagna e in Germania, l’idea di un torneo ristretto ha incontrato un rifiuto netto da parte dei tifosi, che vedono in questi progetti la fine del calcio come sport popolare.

Ceferin, nel suo intervento, ha difeso la riforma delle coppe europee, definendola “un’audacia ripagata da risultati record sia dentro che fuori dal campo”. Secondo i dati Uefa, la nuova formula ha infatti generato ricavi mai raggiunti prima, segno di un interesse globale in crescita. Ma dietro questo successo economico si nasconde un equilibrio fragile: più soldi alle big significano spesso meno risorse per i club che vivono di programmazione, scouting e sviluppo dei giovani.

Ceferin: “Mai una Champions uguale alla Superlega”

“Il valore duraturo del calcio nasce dall’unità, non dalla divisione”, ha detto Ceferin. “Ogni riforma deve rafforzare tutti, non soltanto pochi privilegiati”. Un concetto che suona come un messaggio indiretto a chi, nei corridoi del potere calcistico, continua a spingere per un modello esclusivo, più vicino al business che alla passione sportiva.

La sensazione è che la battaglia tra visione popolare e modello elitario non sia affatto conclusa. Il successo della riforma Uefa, i contratti televisivi miliardari e la spinta dei grandi club internazionali manterranno alta la tensione nei prossimi anni.

Ma il monito di Ceferin è tagliato con l’accetta: il calcio appartiene a tutti, se diventa soltanto un prodotto per chi può permetterselo, smette di essere il gioco che da più di un secolo unisce milioni di persone. Un messaggio che, almeno per ora, allontana l’idea di una Super Champions. Ma che non cancella il dubbio più grande: quanto tempo passerà prima che qualcuno ci riprovi davvero?

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