Al cinema, Creed II ha ampiamente superato gli incassi ottenuti dal suo predecessore (190 milioni di dollari contro 173), confermando così una tendenza dai precedenti illustri. Non sono rari i casi, infatti, di pugili, wrestler e lottatori vari approdati al cinema. E se recentemente ci siamo concentrati sul ritorno di John Cena e sulla storia della campionessa Wwe Paige, è forse giunto il momento di concedere la giusta fama ad alcune figure minori, senza le quali il nuovo film di Sylvester Stallone non sarebbe stato lo stesso…
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WBC, WBO e i veri pugili di Creed
Anche perché se Michael B. Jordan è diventato un Adonis credibile, molto del merito va ascritto proprio a uno dei veri pugili impiegati non solo come consulenti dal film. Su tutti Gabriel ‘Gabe’ Rosado che, pur non essendo nei credits del film, vediamo nel trailer. Un campione WBO dei Superwelter originario di Philadelphia, come Rocky… E come Tyrone Crawley Jr., peso leggero dal buon record e figlio d’arte (il padre era il leggendario “Butterfly” Crawley). Tra gli attori di questo ultimo capitolo della saga figura invece Andre Ward, Medaglia d’Oro olimpica che veste i panni di quel Danny ‘Stuntman’ Wheeler già sparring partner del figlio di Creed nel precedente. Al pari di Malik Bazille (sullo schermo è Amir, figlio di Padman, al secolo Ricardo McGill), forse il meno esperto dei pugili impiegati. Cosa che non si può dire del Tony “Bomber” Bellew che nel 2015 si scontrava con Jordan – con il nome di “Pretty” Ricky Conlan – ma che nella realtà ha raggiunto anche il titolo WBC dei Pesi mediomassimi.
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Attori o pugili?
Che la si guardi da un lato o dall’altro, la faccenda poi cambia in maniera notevole per quel che riguarda l’aspetto economico. Sono pochi i nomi di pugili divenuti celebri come attori, o viceversa… Come confermano i due casi più celebri, quelli di Mickey Rourke e Mike Tyson. Il volto simbolo di Rusty il selvaggio, Angel Heart e 9 settimane e ½ aveva inizialmente scelto la carriera pugilistica, raggranellando 17 KO da dilettante prima di subire l’infortunio che lo spinse a darsi alla recitazione. Dalla quale fuggì, deluso, per tentare di nuovo la carta della Noble Art. Deciso a ritrovare il rispetto di sé e salvarsi dall’autodistruzione, finì per rompersi naso, denti, costole, lingua prima di desistere e appendere i guantoni al chiodo. E per fortuna, visto che nel 2008 fu anche grazie a lui se The Wrestler di Darren Aronofsky vinse il Leone d’Oro al 65º Festival di Venezia!
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Iron Mike, una icona del XX secolo
In molti lo ricordano per il beluino morso all’orecchio di Evander Holyfield durante il loro match del 1997, ma per molti anni Mike Tyson fu la Boxe. Nel 1995 il cinema gli dedicò persino un film, interpretato dall’esperto di arti marziali Michael Jai White visto in Batman Begins e Spawn. Niente a che vedere con il Mike Tyson – Tutta la verità di Spike Lee con il quale si chiuse idealmente un ventennio nel quale il pugile più famoso di tutti i tempi – dopo Muhammad Ali – e noto come Kid Dinamite e King Kong, apparì spesso sul grande e sul piccolo schermo. da Law & Order a How I Met your Mother, da Crocodile Dundee 3 a Ip Man 3, da Il grande Match a Rocky Balboa e ovviamente Una notte da leoni.
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Non solo stelle, purtroppo
Ma quella dei pugili sul set è una storia ricca di storie tristi, purtroppo. Come quella di Tommy Morrison, pronipote di John Wayne che in Rocky V divenne il Tommy Gunn scoperto dal protagonista. Campione del mondo dei pesi massimi versione WBO nel 1993, nel 2013 morì a soli 44 anni per cause ancora controverse. E sempre Stallone chiamò nel franchise il campione dei mediomassimi Antonio Tarver (in Rocky Balboa, del 2006), con il quale ebbe un rapporto burrascoso che sfociò persino in una antipatica vertenza legale. Mediomassimo anch’egli, Jack “The Manassa Mauler” Dempsey vantava 66 vittorie (51 per KO) alla fine della sua carriera, nella quale riuscì a interpretare circa una ventina di film tra il 1920 e il 1958.
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Protagonisti di una nuova vita, senza nessun rimpianto
E se tutti conoscono il nome di Danny Trejo – pugile sin dai tempi di San Quintino, dove era incarcerato, e poi scoperto da Andrey Konchalovskiy in A 30 secondi dalla fine – è ormai raro sentire quelli di Tony Danza, Larry Fine e Manny Pacquiao. Figlio di immigrati italiani e noto come “The Brooklyn Bomber”, il primo avrebbe potuto essere il nuovo Rocky Graziano prima di venire chiamato a recitare in Taxi. Più noto come uno dei Tre marmittoni, il secondo si era guadagnato da vivere come violinsta e pugile fino a raggiungere la fama come attore. Mentre l’ultimo – “Pac Man”, “Orgoglio delle Filippine” – è stato l’unico campione mondiale in otto diverse classi di peso e il primo a vincere il campionato lineare in cinque classi. Passato dalle comparsate negli show della ABS-CBN alle ospitate al Jimmy Kimmel Live! e al Senato del suo Paese, sostituì Floyd Mayweather, Jr. al primo posto nella classifica Ring Magazine Pound for Pound dopo il ritiro di questi.
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