x

x

Vai al contenuto

Wta in allarme: la “relazione tossica” della campionessa sconvolge il mondo del tennis

Wta in allarme. La vicenda che ha coinvolto Elena Rybakina e il suo ex allenatore Stefano Vukov ha riportato sotto i riflettori un problema ricorrente nel tennis femminile: gli abusi psicologici e fisici perpetrati da allenatori, padri padroni e fidanzati-aguzzini. L’attuale numero 7 al mondo si trova al centro di un vortice di dipendenza emotiva e crisi tecnica, e secondo gli esperti mostra sintomi riconducibili alla sindrome di Stoccolma.

Tutto ha avuto inizio nel 2022, durante il torneo di Miami, quando un coach ha segnalato alla Wta un episodio che vedeva coinvolti Vukov e Rybakina. Il tecnico croato, noto per il suo atteggiamento denigratorio, aveva urlato alla sua giocatrice: “Il tuo problema è che non sei intelligente: devo ripeterti le cose cinquanta volte perché tu le faccia”. La denuncia ha avviato un’indagine che ha portato alla luce un rapporto tossico e manipolatorio.

Gli abusi di Vukov nei confronti di Rybakina erano sotto gli occhi di tutti. Il coach non esitava a insultarla pubblicamente, a puntarle il dito in faccia e a sminuirla. Uno degli episodi più eclatanti si è verificato nella finale dell’Australian Open 2023, quando Vukov le ha rivolto frasi scioccanti come: “Senza di me saresti ancora in Russia a raccogliere patate”, accompagnate da epiteti come “stupida” e “ritardata”.

Le lacrime di Rybakina in quel frangente hanno spinto la madre della giocatrice a implorare Vukov di “smetterla di farla piangere”. Eppure, in un’incredibile difesa del suo aguzzino, Elena dichiarava: “Stefano mi sa spingere oltre i miei limiti”. Una frase che dimostrava quanto fosse profondo il controllo psicologico esercitato dal coach. (continua dopo la foto)

Mary Pierce, vittima di violenze e insulti da parte del padre

Nonostante la riluttanza di Rybakina a liberarsi dalla morsa dell’allenatore, la Wta ha deciso di intervenire. Nel rapporto finale dell’indagine, si parlava chiaramente di abuso di autorità e vessazioni mentali. Il punto di svolta è arrivato alla vigilia degli US Open 2024, quando Vukov si è presentato nell’hotel della sua ex allieva, perseguitandola con messaggi e telefonate per ottenere il perdono.

A quel punto, la federazione ha deciso per una sospensione provvisoria, poi tramutata in squalifica per un anno per violazione del codice di condotta. Vukov è stato inoltre obbligato a frequentare corsi di comportamento. Solo allora Rybakina ha deciso di interrompere il rapporto e di affidarsi a Goran Ivanisevic, ex coach di Novak Djokovic.

La nuova collaborazione con Ivanisevic sembrava un’opportunità per Rybakina di ricominciare, ma la realtà è stata ben diversa. Durante gli Australian Open 2025, l’ex campione croato ha scoperto che Vukov alloggiava nella stessa stanza d’albergo della tennista, segno di un legame ancora irrisolto. A quel punto, sia Ivanisevic che il preparatore atletico Azuz Simcich si sono dimessi, lasciando Elena sola con il suo demone.

Wta in allarme: la lunga serie di abusi e violenze contro le giocatrici

Il caso di Rybakina non è purtroppo isolato. Il tennis femminile è stato scosso da numerosi episodi di violenza e vessazioni, molti dei quali perpetrati da genitori ossessivi. Tra i casi più eclatanti:

Damir Dokic, espulso dal circuito per le molestie e le violenze sulla figlia Jelena Dokic.

Jim Pierce, allontanato dal Roland Garros da tre bodyguard per impedire che continuasse a picchiare la figlia Mary Pierce.

Marinko Lucic, che costringeva la figlia Mirjana Lucic ad allenamenti estenuanti sotto minaccia fisica.

Sergio Giorgi, padre-allenatore di Camila Giorgi, il cui controllo asfissiante secondo molti ha limitato la carriera della tennista italiana.

Anche i coach e i fidanzati non sono esenti da accuse. Sara Venturi, oggi personal trainer, ha denunciato di aver subito continui assalti sessuali durante la sua carriera giovanile, mentre nel 2023 la tennista Giulia Pairone ha portato in tribunale il suo allenatore per molestie ripetute.

Di fronte a questi episodi, la domanda è una sola: chi proteggerà le atlete? Se alcune trovano il coraggio di denunciare, molte altre rimangono intrappolate in dinamiche di abuso. Il caso Rybakina-Vukov è solo l’ultimo capitolo di una serie inquietante.

Una situazione che deve spingere gli enti sportivi a intervenire con fermezza, imponendo regole chiare e strumenti di tutela per le tenniste più giovani e vulnerabili. Perché se nessuno interverrà, Elena rischia di non essere l’ultima vittima di un sistema che troppo spesso ha chiuso gli occhi davanti alla violenza.

Leggi anche:

Argomenti