
Wimbledon è davvero lo Slam più affascinante del circuito, ma per l’Italia resta ancora un tabù mai superato. Nessun azzurro ha mai conquistato il trofeo più prestigioso, nonostante negli anni più di qualcuno ci sia andato vicino. Oggi, con Jannik Sinner numero 1 al mondo e Musetti nella top 10, le speranze si accendono. Ma, per ora, quella azzurra è una storia di occasioni mancate.
Wimbledon: oggi 7 italiani in gara. Bellucci vs Crawford: il primo set è dell'inglese https://t.co/y5EXKnAiK4.
— Loreto Arte (@loretoarte) June 30, 2025
Nel nostro Paese la cultura tennistica è sempre stata legata alla terra rossa, e fino agli anni ’90 l’erba era una superficie poco frequentata dai giocatori italiani. L’adattamento è arrivato tardi, e le prime vittorie su verde in tornei Atp sono datate 2011. Ma Wimbledon resta un altro pianeta.
Il primo grande rimorso risale al 1979. Adriano Panatta, campione a Parigi tre anni prima, perse ai quarti contro Pat Du Pré in un match che stava dominando. “Fui un cretino”, ammise poi, ricordando quel vantaggio buttato via. Sognava di affrontare Borg in finale, ma l’ansia da trionfo lo tradì. (continua dopo la foto)

Era dai tempi di Pietrangeli, semifinalista nel 1960, che un italiano non si spingeva così in là sull’erba di Londra. Dopo Panatta, gli anni bui. Fino alla comparsa di un nome inaspettato.
Nel 1998 toccò a Davide Sanguinetti tenere alto il tricolore. Stile aggressivo, tennis da superfici veloci, capacità di battere chiunque ma anche di perdere da chiunque. Arrivò fino ai quarti, dove si schiantò contro Krajicek. “Al servizio era imprendibile, a rete perfetto”, ricordò poi. Una corsa bella e sfortunata, tipica della sua carriera.
Anche Berrettini, vent’anni dopo, avrebbe avuto la sua occasione. Ma prima, l’ascesa del talento altoatesino. Nel 2023 Jannik Sinner conquistò la sua prima semifinale Slam. Aveva appena 21 anni. Sull’erba di Londra si fermò di fronte a Djokovic, capace di regolare l’azzurro in cinque set dopo essere stato sotto di due.
“Ho avuto le mie chance, ma non le ho sfruttate. È solo questione di tempo”, disse allora Jannik. E aveva ragione: da lì avrebbe vinto tre Slam e scalato la classifica fino al vertice. Ma Wimbledon ancora sfugge. E anche l’anno scorso, frenato dal caso Clostebol, il sogno si è infranto prima del previsto.
Nel 2024 è toccato a Lorenzo Musetti prendersi la scena. Reduce da un ottimo Queen’s, ha mostrato un tennis elegante e solido, capace di incantare anche i puristi londinesi. Dopo la vittoria su Fritz, è arrivato in semifinale dove però ha ritrovato il solito ostacolo: Novak Djokovic.
Il serbo l’ha battuto in tre set, ma il carrarino è uscito a testa alta. “Così forte non l’avevo mai visto”, ha detto Novak. Quest’anno però Lorenzo arriva a Wimbledon con un curriculum importante. Peccato solo per l’infortunio all’adduttore sinistro che gli è costato un periodo di stop. (continua dopo la foto)

Il momento in cui un italiano è andato più vicino al trionfo, però, resta l’11 luglio 2021. Quel giorno Matteo Berrettini fu il primo italiano a disputare una finale di Wimbledon, poi persa contro Djokovic dopo aver vinto il primo set. Era un’Italia in festa: poche ore dopo, anche la Nazionale di Mancini avrebbe trionfato a Wembley.
Berrettini ci ha creduto. “Spero solo che il tennis sia entrato un po’ nelle case degli italiani grazie a me”, disse allora. Oggi, dopo mille guai fisici, non parte tra i favoriti, ma resta un outsider pericoloso. E chissà: magari sarà proprio uno tra Sinner, Musetti o Berrettini a rompere il tabù e conquistare finalmente il tempio del tennis. Il balcone di Wimbledon, per una volta, potrebbe tingersi d’azzurro.
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