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Un Papa americano, la rabbia dei cardinali italiani: il retroscena sul conclave

Doveva essere il conclave della svolta italiana. I nomi di Pietro Parolin e Pierbattista Pizzaballa giravano con insistenza nei corridoi vaticani. E invece, a sorpresa, è stato eletto un Papa americano, Robert Francis Prevost, diventato Leone XIV. Una scelta che ha lasciato l’amaro in bocca a molti cardinali italiani, ufficialmente sorridenti davanti alle telecamere, ma delusi e amareggiati dietro le mura della Cappella Sistina.

Il sogno di un Papa italiano si allontana ancora. Con i suoi 69 anni, il nuovo Pontefice potrebbe restare al soglio per molti anni, lasciando intendere che non ci sarà spazio per un successore italiano almeno nel breve periodo. Una prospettiva che brucia, soprattutto per una Chiesa italiana sempre più marginale nello scacchiere internazionale.

Le divisioni interne e il peso del caso Becciu

Il fronte italiano, potenzialmente forte di 17 voti, si è presentato al conclave diviso e logorato. Le rivalità, le vecchie ruggini e il recente caso Becciu hanno frammentato un fronte che, unito, avrebbe potuto influenzare l’elezione. Alcuni avevano puntato su Parolin, convinti che potesse rappresentare una continuità moderata rispetto a Francesco, frenando sulle riforme più radicali come quella tedesca. Altri si erano orientati verso candidati più “bergogliani”, come Matteo Zuppi, forte del suo impegno internazionale con Sant’Egidio, o Pizzaballa, patriarca francescano di Gerusalemme, vicino anche all’universo di Comunione e Liberazione.

Ma con l’avvicinarsi del conclave vero e proprio, è emerso un dato chiaro: nessuno dei nomi italiani aveva la forza di coagulare un consenso ampio. E mentre i cardinali italiani perdevano tempo in strategie e piani B – come quello attorno a Fernando Filoni, volto rassicurante della diplomazia vaticana – gli americani si compattavano attorno a Prevost.

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