Colombia, spari contro Miguel Uribe: colpito anche alla testa
Dall’estero è giunta la voce del segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che ha bollato l’attentato come «minaccia fatale alla democrazia» e invitato il governo colombiano a «moderare i toni incendiari» e a proteggere tutti i funzionari. L’intervento di Washington riflette la storica attenzione statunitense per la stabilità in Colombia, paese chiave nella regione andina per la lotta ai cartelli della droga e per gli equilibri geopolitici con il vicino Venezuela. Sul fronte investigativo, le autorità hanno istituito un’unità speciale composta da forze di polizia, intelligence militare e magistratura: obiettivo, passare al setaccio la vita personale, politica e finanziaria del sospetto assalitore. Si indaga su eventuali collegamenti con gruppi paramilitari, narcotrafficanti scontenti delle proposte di Uribe o fazioni estremiste decise a sabotare il processo elettorale. La pista del «lupo solitario» non convince del tutto gli inquirenti, memori degli omicidi politici che costellarono la storia recente del paese, da Jorge Eliécer Gaitán a Luis Carlos Galan.

Uno choc per la campagna elettorale
Intanto la campagna elettorale subisce uno shock tellurico: i comitati dei vari candidati sospendono per 48 ore ogni manifestazione pubblica «per rispetto e sicurezza», mentre i social esplodono di hashtag: #FuerzaUribe, #NoALaViolencia, #DemocraciaEnRiesgo. La fragilità dell’ordine pubblico si riflette anche nei quartieri di Bogotá, dove nella notte sono state segnalate pattuglie aggiuntive e blocchi stradali per prevenire disordini. Mentre il bollettino medico di Miguel Uribe resta appeso a un filo, il paese si interroga sulla tenuta delle sue istituzioni. Saranno necessarie settimane per capire chi ha premuto il grilletto e perché. Nel frattempo, la Colombia osserva in silenzio la sala di terapia intensiva dove un aspirante presidente combatte la sua battaglia più difficile, simbolo di una democrazia che, ancora una volta, si ritrova a negoziare la propria sopravvivenza con la violenza.