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Sharon Verzeni, le confessioni da brividi di Sangare

Le confessioni da brividi

Quella notte, quando Moussa Sangare ha incontrato Sharon Verzeni, sapeva che “voleva accoltellarla”. “Prima le ho chiesto scusa per quello che stava per accadere, poi l’ho colpita al petto e alla schiena dopo averla rincorsa. Se mi avesse spintonato probabilmente me ne sarei andato”, ha raccontato. Confessioni da brividi. Sharon tremava e urlava “codardo perché”. “Ho ripreso la bici e mi sono allontanato”, spiega. Sangare aggiunge  di non avere rapinato Verzeni “perché lei ha cominciato a urlare e mi è venuta la para (paranoia)”. In tasca aveva gli appunti su un vecchio delitto riportato dai giornali: “Mi interessava quella notizia”.

Una volta tornato a casa, Sangare ha iniziato a farsi delle domande. Non sulle condizioni di Sharon Verzeni, però, bensì su se stesso e su cosa stesse provando. “Mi sono chiesto perché non stessi piangendo. Mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero. Pensavo: che roba!”. Il giorno dopo è uscito, come se non fosse accaduto nulla. Non si sentiva preoccupato per la presenza della polizia. Sembrava non avere alcun rimorso. Gli amici, ignari di quanto accaduto, lo attendevano ad una grigliata. È la sua prima giornata da killer a piede libero.

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