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Serie A, parla Simonelli: “Cambiamo gli orari delle partite, per il bene dei giovani”

La Serie A ha perso appeal e competitività rispetto ai grandi campionati europei. La Premier League resta il punto di riferimento per potenza economica e spettacolo, mentre anche Liga e Bundesliga hanno saputo evolversi, attirando investimenti e talenti.

In Italia, invece, permangono vecchi problemi: infrastrutture obsolete, diritti tv poco valorizzati all’estero e una comunicazione che fatica a coinvolgere le nuove generazioni. Serve una scossa, e Ezio Simonelli, nuovo presidente della Lega Serie A, sembra intenzionato a darla.

Il suo primo semestre da presidente è stato all’insegna del dialogo e della diplomazia, ma Simonelli ora alza la voce su un tema centrale: l’orario delle partite. “Le sfide non possono iniziare alle 20.45“, spiega, “dobbiamo pensare ai giovani, a chi ha scuola o lavora il giorno dopo”.

“Dipendesse da me, fisserei il fischio d’inizio alle 20”. Una proposta semplice, ma che punta dritto al cuore di un problema culturale: riavvicinare le nuove generazioni, sempre più sedotte da contenuti rapidi e personalizzabili, al calcio italiano.

L’orario anticipato è solo uno dei temi sul tavolo. Il presidente della Lega Serie A ha tracciato una road map chiara: “La prima urgenza è quella legata agli stadi, siamo indietro rispetto all’Europa. Poi serve un piano serio contro la pirateria, che ci costa 350 milioni l’anno, e bisogna valorizzare meglio i diritti tv all’estero”. (continua dopo la foto)

Da qui l’idea di esportare il campionato fuori dai confini nazionali: “Mi sarebbe piaciuto giocare tutta la prima giornata all’estero, magari negli Stati Uniti. Abbiamo ricevuto un’offerta concreta, ma ci servono regole più flessibili”.

“Mi chiedono chi me lo faccia fare, ma è la passione che mi guida”, confessa Simonelli. E aggiunge con una battuta: “Per fortuna non siamo grandi bevitori di birra, altrimenti sarebbe un problema andare in bagno negli stadi italiani”.

Poi torna serio: “Dobbiamo smetterla con le guerre interne, il calcio italiano deve ritrovare una visione comune e un’identità internazionale. Anche senza stelle, la Serie A ha un valore unico: quattro vincitori diversi negli ultimi sei anni, nessuno come noi in Europa”. Un progetto ambizioso, che parte da un orario diverso per finire in una nuova idea di calcio italiano.

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