Caivano è un comune italiano in provincia di Napoli in Campania. Il Paese è finito al centro delle pagine della cronaca nazionale a cuasa di alcuni abusi subiti da due cuginette di 10 e 12 anni. Una storia che ha lasciato senza parole l’Italia intera. Al momento sono stati individuati tutti i responsabili. Le nove persone sono accusate delle violenze sessuali di gruppo di cui sono state vittime due cugine di 10 e 12 anni nel centro sportivo abbandonato del Parco Verde. Tra gli indagati anche il fidanzatino di una vittima. (Continua a leggere dopo la foto)
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Orrore di Caivano, le indagini proseguono: cosa hanno scoperto
Dopo lo stupro di Palermo, le pagine della cronaca italiana si riempono di un’altra storia dell’orrore. Siamo a giugno scorso, due bambine di 10 e 12 anni compiuti si recano nei pressi della Villa comunale di Caivano. Non immaginano di finire in un inferno che – scrive il gip Umberto Lucarelli – “rischia di condizionare il resto della vita delle due vittime di questa storia”. Stupri, video, revenge porn, minacce e botte: sono queste le “torture” di cui sono rimaste vittime. Le nove persone sono accusate delle violenze sessuali di gruppo di cui sono state vittime due cugine di 10 e 12 anni nel centro sportivo abbandonato del Parco Verde. Tra gli indagati anche il fidanzatino di una vittima. Il Corriere racconta l’inizio della storia. La più piccola delle bambine si innamora di uno di quelli che poi la violenta.
Lui ha 16 anni e al primo appuntamento vuole chiederle di fare sesso, ma si vergogna. Allora manda un bambino di nove anni a parlare per lui. Lei dice sì per paura che quello la lasci. Vanno all’isola ecologica “che è un posto romantico”, dice lei stessa al magistrato. “Non ho provato nulla. Ero troppo piccola per quello che ho fatto” aggiunge. Poi la invita a casa. E la stupra in videochiamata, riprendendo la scena in modo che gli amici vedano quello che fa. Mentre se ne vanno, incrociano la mamma di lui. Che gli dice: “Lasciala stare che è piccola”.Quelli che assistono via chat alla violenza vogliono fare altrettanto con l’altra, che ha 10 anni. Così per le bambine inizia l’incubo, fino al momento della denuncia. (Continua a leggere dopo la foto)
La paura di parlare
La sequenza dei sette stupri documentati si svolge in un arco temporale di tre mesi. In un’occasione anche nell’abitazione di uno degli accusati. Poi c’è un particolare rimarcato anche dal gip Fabrizio Forte: “Deridevano le bambine”. Sempre il giudice ha segnalato un altro dettaglio. Una delle bimbe, la più grande, ha detto che la “madre, allorquando era venuta a conoscenza di tali episodi, aveva reagito rimproverandola, dicendosi assai delusa da lei e sostenendo che, in qualche modo, l’aveva voluto lei”. Dietro questa terribile storia vi è la mancanza di un nucleo familiare a cui aggrapparsi per sentirsi protetti.