Il padre di Turetta intercettato in carcere, le sue parole
I genitori di Turetta vedono il loro figlio dopo quasi un mese dell’atroce morte di Giulia Cecchettin, accoltellata e abbandonata in un dirupo dal loro ragazzo, fuggito poi in Germania prima di finire in manette. Il padre di Turetta, Nicola, ha sempre avuto parole di condanna per il figlio, ma quando lo incontra per la prima volta in carcere cerca di rassicurarlo: “Eh va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Quello è! Non sei un terrorista, voglio dire… Devi pensare che piano piano. Devi farti forza. Non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare“. Parole, probabilmente, dettate dal momento drammatico, dette da un padre disperato ad un giovane figlio. Eppure quelle frasi ora sono parte integrante del processo a carico di Filippo Turetta. (continua dopo la foto)
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Il processo
Filippo si preoccupa per il padre e gli chiede se, dopo quanto successo, abbia avuto problemi sul lavoro. “Ci sono altri 200 femminicidi! Poi avrai i permessi per uscire e andare al lavoro, la libertà condizionale“, dice Nicola. “Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti“. Negli atti dell’inchiesta, inoltre, figurano anche altri stralci di conversazione tra padre e figlio dal tenore ben diverso, in cui Nicola Turetta sottolinea la gravità di quanto successo.
Il prossimo 23 settembre, nel corso della prima udienza che verrà celebrata davanti ai giudici della Corte d’Assise di Venezia, si discuterà anche di questo colloquio. Filippo Turetta dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dal legame affettivo passato e dallo stalking; e poi dei reati di occultamento di cadavere, porto d’armi e sequestro di persona per la prima fase.
