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Milan, arriva la decisione della Cassazione sul ricorso di Boban: i dettagli della sentenza

Milan, è arrivata la decisione della Cassazione sul ricorso legale presentato da Zvonimir Boban, che si era opposto al licenziamento subito dalla società rossonera. La disputa tra il calciatore e la società si è conclusa con un verdetto molto pesante da parte del Tribunale.

La Cassazione, infatti, ha dato ragione all’ex centrocampista rossonero e ha confermato il maxi-risarcimento a favore di Boban, segnando la fine di una battaglia legale che ha coinvolto il mondo calcistico e suscitato grande interesse tra tifosi e addetti ai lavori.

La vicenda è iniziata nel marzo del 2020, quando Boban è stato licenziato “per giusta causa” dal Milan, che all’epoca era sotto la guida dell’amministratore delegato Ivan Gazidis e di proprietà del fondo Elliott. Boban, che ricopriva un ruolo dirigenziale, ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento e ha deciso di contestarlo in tribunale.

Il Tribunale di primo grado ha dato ragione all’ex calciatore, ordinando al club di risarcirlo con 5,375 milioni di euro, una somma che il Milan ha prontamente pagato. Nel corso dell’appello, il Tribunale ha modificato la sentenza, escludendo una parte del risarcimento legata ai danni d’immagine (1,25 milioni di euro), che Boban è stato costretto a restituire.

Milan, Boban vince anche in Cassazione

Alla fine, la Cassazione ha confermato il verdetto d’appello, concludendo definitivamente la questione legale. Il Milan, quindi, ha dovuto pagare il maxi-risarcimento, pur “alleggerito” della quota dei diritti di immagine. Una vittoria per il calciatore, che ha viste riconosciute le sue ragioni.

La decisione lascia spazio a una riflessione sul trattamento delle leggende sportive da parte dei club, specialmente quando si trovano a ricoprire ruoli dirigenziali dopo aver lasciato il campo. Il caso Boban evidenzia le complessità dei contratti dirigenziali e le tensioni che possono sorgere tra figure iconiche e le società per cui hanno giocato o lavorato.

La vicenda segna la fine di un capitolo controverso, ma solleva anche interrogativi sul futuro delle relazioni tra gli ex giocatori, specie quelli con una carriera di particolare successo, e i club. La conferma della Cassazione suggerisce la necessità di maggiore chiarezza e rispetto nei contratti professionali, per tutelare il valore umano e simbolico di chi ha contribuito alla storia dei club.

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