I dubbi rimangono
L’ex campione della ‘Valanga Azzurra’ e commentatore tecnico televisivo Paolo De Chiesa formula ipotesi ed esprime dubbi sulle dinamiche che hanno portato la giovanissima promessa dello sci italiano a perdere la vita nel tragico incidente. La sciatrice, in un tratto non particolarmente ripido, ha inavvertitamente divaricato gli sci, per poi cadere. Le condizioni della portacolori del Centro Sportivo Esercito sono apparse subito gravi. Matilde Lorenzi stava effettuando un allenamento con la squadra nazionale italiana «C». Gli allenatori del gruppo azzurro hanno subito sospeso la seduta.
Paolo De Chiesa dice di non essere “la solita voce fuori dal coro. Ne ho parlato con gli ex azzurri Piero Gros, Alberto Schieppati e con alcuni campionissimi di oggi. Sugli sci abbiamo passato una vita. Lì dove è caduta Matilde non c’era neppure il sistema di protezione. Come è possibile? Il costo del giornaliero sul ghiacciaio è sui 70 euro circa e con queste cifre non hanno protetto la pista neppure con le reti B. Non voglio fare i conti in tasca ai gestori degli impianti ma… Avrebbero almeno potuto vietare ai ragazzi di sciare così vicino a quel bordo per motivi di sicurezza. Lei ha preso velocità per quel cordolo di neve dura sul bordo della pista che è stato tolto il giorno dopo. Deve essere stata una caduta pazzesca“. Il gestore degli impianti ha declinato ogni responsabilità, aggiunge. Ma i dubbi rimangono. (continua dopo il video)
Tutelare i giovani
“Con gli sci di oggi si scende a 60 chilometri all’ora e lì non c’erano vie di fuga. Spero che queste mie dichiarazioni aprano gli occhi a chi di dovere. Non c’è neppure un video, anche questo è strano“, dice De Chiesa. “Matilde non tornerà più ma noi dobbiamo chiedere tutele soprattutto per i più giovani. Perché le piste in Coppa del mondo sono sicure, i grandi gareggiano con caschi e airbag, ma sono i più ragazzini a non essere tutelati“. Intanto la federazione internazionale ha introdotto l’obbligo di utilizzare l’airbag nelle gare veloci, in discesa e in superG. Con una postilla che lascia margine di manovra agli atleti: “Se qualcuno lo reputa ingombrante non lo indosserà”. L’ex campione dello sci alpino ha concluso dicendo, “questo caso secondo me ha molti lati oscuri, ci sono molto punti interrogativi”.
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