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Maradona, il processo degli orrori: altri 4 medici in aula, accuse gravissime

A più di tre anni dalla tragica morte di Diego Armando Maradona, le ombre sul suo decesso si allungano sempre più, con nuovi dettagli emersi oggi in tribunale, durante la decima udienza del processo in Argentina. Le testimonianze di quattro medici chiamati a deporre hanno gettato nuovi dubbi sull’intervento chirurgico alla testa che, secondo loro, non sarebbe stato affatto necessario.

L’intervento del neurochirurgo Leopoldo Luque, avvenuto il 3 novembre 2020 per rimuovere un ematoma subdurale dalla testa di Maradona, viene oggi messo sotto accusa. La decisione di intervenire con un’operazione, infatti, secondo le nuove testimonianze dei medici avrebbe avuto conseguenze fatali per il Pibe de Oro.

Il quadro che emerge dalle dichiarazioni è impressionante. Luque viene accusato di aver operato un paziente già fragile, affetto da numerose comorbilità, in una situazione che non presentava urgenza. Le parole più dure sono quelle del neurochirurgo Guillermo Burry, direttore del reparto di neurologia dell’ospedale Ipensa di La Plata, dove Maradona era stato ricoverato il 2 novembre. (continua dopo la foto)

Burry ha dichiarato davanti alla corte che “non c’era urgenza per l’asportazione dell’ematoma”. Secondo lui, la priorità doveva essere il trattamento delle altre problematiche di salute di Maradona, piuttosto che un’operazione rischiosa, dato che la gestione del post-operatorio avrebbe complicato ulteriormente le sue condizioni.

Questa versione è stata confermata dal collega medico traumatologo Flavio Tunessi, che era anche uno dei medici della squadra di Maradona, il Gimnasia y Esgrima di La Plata. Tunessi ha raccontato come l’ematoma subdurale non fosse il problema principale nel quadro clinico di Maradona, rivelando che quando Luque si presentò con l’idea di operare, i medici dell’ospedale avevano già deciso di non procedere, poiché ritenevano l’intervento non necessario.

La risposta di Luque, che si è mostrato irremovibile sulla necessità dell’operazione, fu chiara: “Stai tranquillo e grazie per il supporto. Lo porterò a Buenos Aires“. Il medico decise di trasferire Maradona alla Clinica Olivos di Vicente López, nella provincia di Buenos Aires, dove avrebbe eseguito l’operazione.

Secondo Marcos Correa, medico clinico che lavorava con Maradona, fu proprio Luque a decidere di trasferire il campione, ignorando le obiezioni dei medici dell’Ipensa. “Non c’erano familiari”, ha spiegato Correa, “Il paziente (Maradona) aveva fiducia in quello che gli diceva e lui (Luque) ha parlato con Maradona dicendogli che bisognava operarlo“. (continua dopo la foto)

Anche il quarto medico, Martín Cesarini, specializzato in neurologia, ha confermato che Maradona non mostrava segni clinici che giustificassero un intervento chirurgico. “Clinicamente, Diego non mostrava un deficit che giustificasse un intervento“, ha sottolineato, facendo emergere un quadro preoccupante di negligenza medica.

Il processo, che diventa sempre più drammatico, si concentra sul neurochirurgo Leopoldo Luque, uno dei sette imputati di omicidio semplice. La decisione di operare Maradona, nonostante il parere contrario di diversi esperti, solleva gravi dubbi sulla professionalità e sull’etica del medico, che si trova ora sotto processo e che potrebbe aver accelerato con le sue scelte la morte del campione.

In questo scenario, la morte di Maradona ancora oggi divide e scuote l’Argentina e il mondo intero. In attesa di ulteriori sviluppi, il ricordo del “Pibe de Oro” è molto vivo e le rivelazioni emerse dal processo indignano. Per ora, la sua morte rimane un mistero che, fra interrogativi e accuse, i giudici stanno cercando di risolvere.

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