
Francesco Acerbi, difensore dell’Inter, ha raccontato senza filtri la sua vita e la sua carriera nello studio di Verissimo condotto da Silvia Toffanin. Un’intervista intensa, in onda su Canale 5, in cui il centrale ha parlato non solo di calcio ma anche delle sue esperienze personali più delicate: la morte del padre, la dipendenza da alcol e la lotta contro la malattia.
🆕 Acerbi: “Ho detto no a Spalletti, non all’Italia”
— Italian_Soccer_News (@soccer_serie_A) September 22, 2025
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Acerbi è tornato sul caso che lo aveva coinvolto alcuni mesi fa, quando aveva detto no alla convocazione per la sfida contro la Norvegia: “Mai rifiutata la Nazionale, impossibile dire che non la vorrei più ma, se Gattuso non mi vorrà, non sarà un problema: il mister viene pagato per scegliere e non farò mai polemica”.
Poi precisa: “Ho rifiutato la convocazione solo per quella partita. Spalletti non mi aveva chiamato per un anno e, dopo quello che aveva detto (“Lo sa di che anno è Acerbi?”, ndr), non mi sembrava giusto rispondergli di sì”.
Sulla questione dell’età, Acerbi ha risposto senza mezzi termini: “Mi ha fatto sentire vecchio? Chi se ne frega, sarò pure vecchio per gli altri ma non per me. Se dovessi ascoltare tutto quello che dicono gli altri avrei smesso a 21 anni o forse non avrei neanche iniziato”.
Momento toccante quando Acerbi ha parlato della morte del padre: “Lo ringrazierò per sempre. Col senno di poi è un rimpianto non avergli mai detto ‘ti voglio bene’. Sapevo che aveva una malattia al cuore e che avrebbe avuto difficoltà ma quando accade non sei mai pronto”. (continua dopo la foto)

Il difensore ha anche raccontato i problemi vissuti all’inizio della carriera: “Non ero un alcolizzato ma il calcio passava in secondo piano perché volevo divertirmi. Avevo anche deciso di smettere, ero depresso, il calcio mi serviva più che altro a scacciare i pensieri, andavo ad allenarmi perché dovevo”.
Acerbi ha ricordato anche la malattia che lo ha colpito nel luglio 2013: “Non avevo sintomi ma valori del sangue sballati. Mi dissero che rimuovendolo sarei tornato in campo in un mese. Eppure dopo qualche mese ebbi una recidiva. Ma dopo una vacanza, senza un perché, mi sveglio e decido di togliere i superalcolici: avevo di nuovo voglia di allenarmi, nel giro di tre settimane non ho più toccato alcol”.
Parole che raccontano non solo dell’esperienza sportiva di un calciatore, ma soprattutto di un uomo capace di rialzarsi e di trasforme i momenti di sofferenza in forza e di trovare nuovi stimoli dentro e fuori dal campo.
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