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I 60 anni di Roberto Mancini, luci e ombre di un artista del calcio

roberto mancini

Roberto Mancini, il “Mancio”, compie 60 anni. Se pensiamo a lui, non possiamo che identificarlo come un emblema di tecnica sopraffina e visione strategica. Dalla sua straordinaria carriera di calciatore al suo brillante percorso da allenatore, Mancini ha incarnato l’essenza del calcio italiano: estro, intelligenza e dedizione. La sua storia è quella di un uomo capace di rinnovarsi continuamente, superando le sfide con classe ed eleganza, eccetto forse per le ultimissime.

Gli anni da giocatore: la magia sul campo e la delusione in Nazionale

Nato a Jesi nel 1964, Roberto Mancini ha iniziato presto a farsi notare per il suo talento. Dopo i primi passi nel Bologna, è alla Sampdoria che ha scritto le pagine più memorabili della sua carriera. Con i blucerchiati, Mancini è diventato il simbolo di una squadra capace di trasformare i sogni in realtà. La partnership con Gianluca Vialli, i cosiddetti “gemelli del gol”, non è stata solo una storia di successi sportivi, ma anche un esempio di amicizia autentica e complicità in campo.

Lo scudetto della stagione 1990-1991 resta il picco massimo di quel periodo: una cavalcata trionfale che ha consegnato alla storia un gruppo straordinario, capace di vincere anche quattro Coppe Italia e una Coppa delle Coppe. Tuttavia, Mancini non si è fermato alla Sampdoria: il suo passaggio alla Lazio ha arricchito ulteriormente il suo palmarès, aggiungendo un altro scudetto, diverse coppe nazionali e un’ulteriore Coppa delle Coppe.

Nonostante il successo nei club, la carriera in azzurro è stata meno brillante. Mancini, spesso vittima di incomprensioni tattiche e scelte discutibili, non è mai riuscito a lasciare un segno significativo con la Nazionale italiana da giocatore. Escluso dal Mondiale del 1994, ha vissuto momenti di amarezza che, tuttavia, hanno trovato riscatto molti anni dopo. (segue dopo la foto)

Roberto Mancini con la maglia della Nazionale italiana

Da allenatore: innovazione e leadership

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Mancini ha intrapreso una carriera da allenatore che lo ha visto trionfare su diversi fronti. Il suo esordio con la Fiorentina e il successo con la Lazio hanno mostrato le prime tracce di una visione strategica e di un’attenzione al dettaglio che sarebbero diventate il suo marchio di fabbrica.

Il vero salto di qualità arriva con l’Inter, dove Mancini pone le basi per un dominio durato anni. Con tre scudetti consecutivi e diverse coppe, il tecnico di Jesi ha riportato i nerazzurri al vertice del calcio italiano. Successivamente, al Manchester City, Mancini ha scritto un capitolo cruciale del calcio inglese, conquistando la Premier League nel 2012 e rompendo un digiuno di 44 anni per i Citizens.

Il trionfo europeo con l’Italia

Il momento più alto della sua carriera da allenatore arriva nel 2021, quando guida la Nazionale italiana alla vittoria dell’Europeo. Mancini ha saputo ridare fiducia a un gruppo giovane e creare una squadra capace di esprimere un calcio elegante e moderno, superando avversari del calibro di Spagna e Inghilterra. La sua leadership, sempre caratterizzata da una calma apparente e da un’acuta lettura delle situazioni, ha dimostrato il valore di un approccio equilibrato e visionario.

Un legame Indissolubile con il calcio

Oltre ai successi, ciò che rende Mancini una figura unica è il suo rapporto emotivo con il calcio. La perdita di Gianluca Vialli nel 2023 ha segnato profondamente l’ex calciatore, ma al tempo stesso ha rafforzato il messaggio di unità e amore per il gioco che entrambi rappresentavano.

Roberto Mancini non è solo un uomo di calcio: è un simbolo di rinascita e innovazione, un esempio per chi crede che il talento debba sempre accompagnarsi a impegno e passione. Anche oggi, il suo nome resta sinonimo di eccellenza e ispirazione per le generazioni future, dentro e fuori dal campo.

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