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Ferrari, è già scoppiato il caso Hamilton: cosa sta succedendo

Ferrari, doveva essere la stagione del riscatto, la nuova epopea in Rosso. E invece, per ora, non è così. E doveva essere la stagione del riscatto anche per Lewis Hamilton, invece il pilota inglese è diventato un caso. Un rebus difficile da decifrare, fatto di prestazioni altalenanti, dichiarazioni strane, uno smarrimento che stona con la statura di un sette volte campione del mondo.

Quattro gare, 25 punti. Dietro a Leclerc, dietro ad Antonelli. Nulla di più lontano dalla narrazione che lo aveva descritto, a inizio stagione, come il Messia venuto a Maranello per riportare il titolo dopo più di quindici anni di astinenza. I numeri, sì, per ora parlano chiaro: Charles Leclerc ha 32 punti, Andrea Kimi Antonelli 30, Hamilton 25.

Ma il vero divario tra il monegasco e Sir Lewis non sta nelle cifre, sta nel linguaggio del corpo, nella sintonia con la vettura, nelle sfumature. Leclerc sembra capire la SF-24, ne parla come di una creatura familiare. Lo ha detto chiaramente: “La direzione che ho dato allo sviluppo è quella giusta”. Una frase affilata come un bisturi, detta con il garbo di chi vuole comunque segnare il territorio.

Hamilton, invece, sembra parlare ancora il dialetto Mercedes, smarrito in un contesto nuovo che lo accoglie ma non riesce ad assorbirlo. A Sakhir ha chiesto scusa, con quella strana e reiterata “excusatio non petita” che ha lasciato trasparire più dubbi che certezze: “Le mie performance sono insufficienti… Non ho costanza nella comprensione della macchina”. Parole che colpiscono, parole che pesano. E inevitabilmente preoccupano per il futuro.

E poi, Shanghai. Una Sprint perfetta, una fiammata d’orgoglio, una zampata d’altri tempi. Ma anziché servire da punto di partenza, quella vittoria ha reso il quadro più ambiguo. Se vince nella Sprint, perché non riesce a essere incisivo in gara? La Ferrari, evidentemente, non è una monoposto “plug and play”. E Hamilton, fin qui, non è riuscito a trovare il giusto feeling. Né in qualifica, né in gara.

La differenza con Leclerc, il distacco dal compagno non è solo una questione tecnica, ma quasi emotiva, viscerale. Lewis dice di avere ancora “il fuoco dentro”. E noi vogliamo credergli. Perché Hamilton non è un pilota qualunque, è un pezzo di storia del motorsport vivente, un uomo che ha riscritto record, abbattuto muri, e imposto uno stile.

Ma la Ferrari è un pianeta con orbite proprie, in cui si diventa eroi o ci si perde nel buio. Tocca a Lewis decidere in quale direzione andare. Il tempo stringe: il Mondiale va avanti, e l’Arabia Saudita è dietro l’angolo. E se oggi Hamilton è un caso, solo Hamilton può risolverlo. Pezzo per pezzo. Giornata dopo giornata. Gesto dopo gesto. Come fanno i grandi.

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