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Emanuela Ruggeri, l’ultimo messaggio prima della scomparsa: cosa si scopre

Un dolore che non trova pace

La Procura ha aperto un fascicolo per morte come conseguenza di altro reato. Un’ipotesi che lascia spazio a scenari drammatici, mentre gli inquirenti scavano nel passato recente di Emanuela. I genitori continuano a chiedersi cosa sia accaduto, chi fosse con lei, e perché nessuno abbia chiamato aiuto. «Qualcuno l’ha lasciata lì, come una busta della spazzatura», dice Alessandra con voce rotta. Il padre aggiunge: «Erano almeno in due, perché nostra figlia era alta e robusta. Non potevano spostarla da soli». “Se si è sentita male, dovevano chiamare un’ambulanza. Non lasciarla morire”, ripetono all’infinito, quasi fosse un mantra per tenere lontana la disperazione.

L’ex fidanzato e una storia finita, ma senza rancore

Escluso, almeno per ora, il coinvolgimento dell’ex compagno di Emanuela, un uomo di Torino con cui lei aveva condiviso anni di convivenza. La relazione si era interrotta, ma non i sentimenti. Si sentivano ancora, si erano parlati anche di recente. «È stato lui a chiamarci quando non riusciva più a contattarla», raccontano i genitori. Ed è stata proprio la famiglia a dargli la notizia della morte. «Era distrutto, ha pianto tanto», ricordano. Ma il sospetto resta puntato altrove, su chi l’ha accompagnata in quelle ore senza ritorno. Gli agenti della Squadra Mobile proseguono le indagini, cercando di ricostruire ogni spostamento, ogni contatto, ogni frammento utile. Ieri la scientifica e gli operatori dell’Ama sono tornati sul luogo del ritrovamento per un nuovo sopralluogo, nella speranza di ritrovare il cellulare scomparso. Per ora nessuna traccia. Ma i genitori, nonostante il dolore, chiedono solo una cosa: «Giustizia. Vogliamo sapere chi è stato. Devono pagare».

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