In poco più di dodici mesi ha scalato circa 170 posizioni: dalla 191 di fine 2018 alla 19esima. Ora Elena Rybakina, nuovo astro nascente del tennis femminile, rischia di vincere persino il titolo negli Emirati Arabi. La 20enne russa naturalizzata kazaka arriva alla finale di Dubai con più di una soddisfazione: fuori la croata Petra Martic, addio alla numero 3 al mondo Karolina Pliskova e goodbye anche a Sofia Kenin vincitrice degli Australian Open 2020. Sembra che per ora la kazaka non possa fare a meno di vincere. Merito anche di un servizio che fa tremare i muri e che metterà alla prova in finale contro la vincente tra Simona Halep e Jennifer Brady. Ma chi è questa sportiva della next generation nata nel 1999 che dall’inizio dell’anno ha messo il turbo in più partite?
Il salto in poco più di 12 mesi
Nei primi due mesi del 2020 è stata finalista a Shenzhen, ha vinto il secondo titolo WTA in carriera a Hobart, in Australia, ed è stata finalista a San Pietroburgo. Per capire le radici del salto però bisogna curiosare nella scorsa pre-season, ossia nelle sei settimane di preparazione durante lo stop dai tornei. La Rybakina li ha passati in Italia. Il suo coach fisso dal 2019 è Stefano Vukov mentre la cura tricolore si chiama Adriano Albanesi. Con l’ex allenatore dell’ucraina Lesia Tsurenko la giocatrice si è allenata a Roma presso il Circolo Antico Tiro a Volo. Al suo fianco un altro italiano: il nutrizionista Fabio Buzzanca come riporta la Federtennis.
Chi è Elena Rybakina
Nata a Mosca, 1,84 centimetri, il tennis incontrato da piccola con il padre che le mette in mano la racchetta perché troppo alta per il pattinaggio sul ghiaccio. Invece nel tennis il surplus di altezza può trasformarsi in accelerazione del servizio. I numeri parlano chiaro: 104 ace nel 2020 dove con uno come Roger Federer (suo idolo) ne conta ‘appena’ 66. Nel 2018 il passaggio alla Federazione kazaka che la sostiene mettendo a tacere le preoccupazioni economiche del padre per un impiego a tempo fisso nel tennis. Nel 2019 il primo titolo a Bucarest e complice la fine della scuola c’è la possibilità di concentrarsi solo sullo sport. C’è anche un incontro a cambiare le cose. Commenterà così il rapporto con l’allenatore Vukov alla WTA: “Viaggia con me sempre. Al contrario di quanto succedeva con il precedente coach, Andrei Chesnokov”.
La classifica femminile senza una vera leader
L’entusiasmo di tifosi e amatori per ‘Lena’ nasce anche dalla necessità di vedere campionesse di ferro nel circuito femminile. Le grandi stelle ci sono ma la loro luce non è mai troppo durevole. Manca da tempo una regina suprema. Le trionfatrici del 2019, Ashleigh Barty e Karolina Pliskova, Naomi Osaka che segue in maniera altalenante, la promessa della scorsa stagione Bianca Andreescu assente per infortunio, e la Kenin che prima fa il balzo in Australia poi perde al primo turno a Dubai, sembrano non essere partite con il piede giusto. Alti e bassi, saliscendi, cadute e risalite. Sono le campionesse tradizionali a essere troppo deboli o le nuove ad avere una marcia in più? Forse questo sarà davvero l’anno di ‘Lena’. Per ora febbraio se l’è preso di diritto. E se su di lei ci sono facili entusiasmi e niente più lo si vedrà solo a partire dai prossimi mesi.