Biossido di silicio: come scoprire in quali alimenti si trova
Per poter scoprire se il biossido di silicio si trova in alcuni alimenti presenti al supermercato bisogna, innanzitutto, leggere bene le etichette. Questo additivo viene indicato tra gli ingredienti con il nome o con la sigla E 551. Come ha spiegato Gianpaolo Usai su “L’Indipendente”, questa sostanza viene utilizzata solo nei processi produttivi di alcuni specifici alimenti e, in questi casi, non essendo un ingrediente, ma un coadiuvante tecnologico, talvolta non viene indicato nell’elenco degli ingredienti, nonostante possa essere comunque presente nei prodotti finali. In uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives , i ricercatori hanno indagato l’effetto del biossido di silicio sulla tolleranza alle proteine alimentari assunte per via orale. “La tolleranza è una funzione innata che blocca le reazioni immunitarie infiammatorie quando l’organismo assume proteine alimentari. Il deficit di questa funzione innesca un’intolleranza alimentare (ad arachidi, latte vaccino, pesce, crostacei, uova, ecc.) o un’allergia, anche cronica, come la celiachia”, ha riportato Gianpaolo Usati su “L’Indipendente”. (Continua a leggere dopo la foto)
La spiegazione dei ricercatori
I ricercatori hanno spiegato che “il nostro studio fornisce la prova che un’esposizione cronica al biossido di silicio, un additivo alimentare comune nella dieta umana, può interrompere l’omeostasi immunitaria intestinale e avviare la perdita dell’immunità verso gli antigeni alimentari”. Lo studio è stato condotto somministrando a dei topi, ogni giorno, per tre mesi, cibi con una dose di biossido di silicio in quantità coerente con l’esposizione quotidiana media dei consumatori europei, come stimata da EFSA (da 0,8 a 74,2 mg/kg nella popolazione generale e fino a 160 mg/kg nei neonati). La ricerca ha mostrato che l’esposizione al biossido di silicio provoca una riduzione del numero di cellule intestinali che producono sostanze attive contro l’infiammazione. Questo ha mostrato il favorire dell’infiammazione intestinale in risposta alle proteine animali. In persone geneticamente predisposte, questo potrebbe favorire l’insorgenza della celiachia, una patologia caratterizzata da infiammazione dell’intestino, causata da una reazione immunitaria contro il glutine.