Le ragioni della protesta e le richieste dei movimenti
Gli organizzatori della manifestazione hanno spiegato di non voler interrompere la protesta nonostante la pace firmata in Medio Oriente:
“Non cambia nulla per noi — ha dichiarato un portavoce del Comitato per la Palestina di Udine —. Chiediamo la sospensione della partita, l’esclusione di Israele dalla UEFA e la fine della complicità delle istituzioni italiane con uno Stato che continua a violare i diritti umani.”
Un messaggio forte, che rispecchia la linea delle associazioni coinvolte: per loro il calcio, in un momento simile, non può essere considerato neutrale.


Roma si mobilita: proteste e iniziative simboliche
Anche Roma si prepara a ore di tensione. Un gruppo di manifestanti si è già radunato davanti alla sede della FIGC, esponendo striscioni e scandendo slogan contro la partecipazione di Israele al torneo.
“Dal 7 ottobre sono stati uccisi circa 400 calciatori palestinesi”, ha detto uno dei partecipanti. “Non si può giocare con chi compie un genocidio. La FIFA è intervenuta contro la Russia, ma Israele continua a essere protetta.”
In parallelo, nella Capitale è stata annunciata una “partita simbolica per i diritti umani” che si terrà nella zona della Piramide Cestia: un evento alternativo, con la partecipazione di artisti, attivisti e rappresentanti di associazioni palestinesi, per chiedere la fine delle violenze e la libertà del popolo di Gaza.
Sicurezza ai massimi livelli: l’Italia resta in allerta
Nel frattempo, le autorità invitano alla calma e chiedono collaborazione ai cittadini. Tutti i dispositivi di sicurezza restano attivi anche nelle ore successive al match, con presidi rafforzati in stazioni, aeroporti e luoghi sensibili.
Udine è ormai una città blindata, e mentre il mondo guarda al campo, l’Italia affronta uno dei test di ordine pubblico più delicati degli ultimi anni.
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