
Il fantasma delle scommesse torna ad aleggiare sul calcio italiano e sulla nostra Serie A. Il primo timore dei tifosi è che le proprie squadre finiscano nel tritacarne della giustizia sportiva. La situazione, indubbiamente, è seria e preoccupante, ma le notizie che filtrano portano – almeno per ora – in una direzione abbastanza precisa, secondo quanto spiegato dall’Avvocato Mattia Grassani sul Corriere dello Sport.
Scommesse su siti illeciti, calciatori di Serie A indagati e ultime news#SkySport https://t.co/RRteQuBnhO
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Secondo quanto emerso, alcuni dei calciatori finiti nel mirino degli inquirenti non avrebbero scommesso su partite di calcio, ma su altri giochi, attraverso piattaforme non autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Un dettaglio importante. Infatti, l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva FIGC punisce le scommesse su partite ufficiali organizzate da Figc, Fifa o Uefa.
Se non si tratta di calcio, la violazione non c’è. E allora niente squalifiche monstre, almeno in questa fase. Ma se venisse provato che qualcuno ha puntato anche solo una volta su match di campionati organizzati da uno di questi enti (compresi tornei esteri o gare di Nazionali), scatterebbero dure sanzioni: squalifica minima di tre anni e ammenda da 25.000 euro in su, con possibile aggravante se si è scommesso su siti illegali.
C’è poi un’altra possibile violazione, più sottile, ma comunque sanzionabile: l’utilizzo di piattaforme non regolari e metodi alternativi di pagamento potrebbe far scattare l’accusa di condotta sleale, ai sensi dell’articolo 4 del Codice, che impone ai tesserati comportamenti corretti e trasparenti. In questo caso, però, le pene sarebbero decisamente più lievi: si potrebbe arrivare a una semplice ammenda.
Un rischio concreto, invece, è quello legato alla mancata denuncia. Dal 2011, chiunque venga a conoscenza di un collega che scommette sul calcio, è tenuto a segnalarlo alla Procura Federale. Chi non lo fa, rischia sei mesi di squalifica e 15.000 euro di multa.
Serie A, i rischi per i giocatori e quelli (per ora limitati) per i club
Proprio per questo motivo, la Procura starebbe analizzando le chat estratte dai telefoni di Fagioli e Tonali, già squalificati in passato, per verificare se altri giocatori fossero al corrente delle loro attività senza averle riferite. In quel caso, scatterebbe il deferimento per omessa denuncia.
E i club? Le società , per ora, rischiano poco. Se verrà dimostrato che il comportamento del tesserato è stato del tutto privato e la società non è coinvolta, si potrà al massimo arrivare a una multa contenuta. Le responsabilità , in questi casi, sono personali. Solo se emergesse qualche copertura da parte della società , il discorso cambierebbe. Ma al momento non sembra che qualcuno corra grossi rischi.
Stando alle informazioni filtrate sino ad ora, dunque, salvo nuove clamorose rivelazioni il rischio di penalizzazioni per i club è molto basso, mentre per i calciatori coinvolti tutto dipenderà dalla natura delle scommesse fatte e da eventuali comportamenti omissivi. Il calcio italiano, ancora una volta, cammina sul filo.
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